Giorgia Meloni intelligenza artificiale

Le applicazioni dell’intelligenza artificiale “possono portare grandi opportunità in molti campi ma anche enormi rischi. Meccanismi decisionali opachi, discriminazioni, intrusioni nella nostra vita privata, fino ad arrivare ad atti criminali, perché gli LLM-Large Language Model potrebbero essere utilizzati per produrre armi, danni biologici a bassa tecnologia, attacchi informatici, facilitare la personalizzazione del phishing”.

Lo ha detto la premier Giorgia Meloni all’AI Safety Summit a Bletchley Park, definendo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale “la più grande sfida intellettuale, pratica e antropologica di quest’epoca”.

Durante il G7 a presidenza italiana si terrà “a Roma una Conferenza internazionale su Intelligenza artificiale e lavoro, a cui vorremmo partecipassero studiosi, manager e esperti di tutto il mondo per discutere metodi, iniziative e linee guida per garantire che l’IA aiuti e non sostituisca chi lavora, migliorandone invece condizioni e prospettive”, ha annunciato la premier, secondo cui “con lo sviluppo di un’intelligenza artificiale senza regole si rischia che sempre più persone non siano necessarie nel mercato del lavoro, con conseguenze pesantissime sull’equa distribuzione della ricchezza”.

Servono “meccanismi di governance multilaterali per garantire barriere etiche all’intelligenza artificiale”. La presidente del Consiglio ha sottolineato che “è questo lo spirito della ‘Rome Call per l’etica dell’IA’ ospitato in Vaticano nel 2020, durante il quale è nato il concetto di ‘algoretica’. Ovvero dare un’etica agli algoritmi”. “Siamo chiamati a definire un quadro normativo adeguato se vogliamo sfruttare le opportunità che l’IA può offrirci – ha aggiunto rivolgendosi agli altri leader ospiti del summit organizzato dal primo ministro britannico Rishi Sunak -. Ci vorranno molti passi e aggiustamenti negli anni a venire, collaborazione con i privati, ma innovazione e regolamentazione devono andare di pari passo. Significa che la cosa che deve preoccuparci di più è la nostra lentezza decisionale in rapporto alla velocità di sviluppo delle nuove tecnologie”.