Napoli si conferma una città in fermento, ricca di opportunità ma anche di sfide. È quanto emerge dal primo rapporto dell’Osservatorio economia e società Napoli, presentato questa mattina dal sindaco Gaetano Manfredi e dall’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta. L’istituzione dell’Osservatorio, coordinato dal professor Gaetano Vecchione dell’Università Federico II, ha permesso di analizzare in profondità le dinamiche demografiche, economiche, occupazionali e di bilancio della città.
Demografia in evoluzione
Con i suoi 53.440 residenti stranieri, Napoli si configura come una città multiculturale, sebbene il 91% di essi provenga da paesi extraeuropei. Questo dato rappresenta il 6% della popolazione cittadina totale. Nonostante la vivacità culturale, Napoli continua a sperimentare un calo demografico iniziato negli anni ’80 e un invecchiamento progressivo della popolazione, con un rapporto di 152,6 over 65 per 100 under 15 nel 2021. Questi numeri delineano un quadro complesso in cui la città deve confrontarsi con sfide di integrazione e sostegno alla popolazione anziana.
Mercato del lavoro: luci e ombre
Nel 2023, Napoli contava circa 255.000 occupati, rappresentando il 71% della forza lavoro. Tuttavia, il tasso di occupazione del 41% è il più basso tra le grandi città italiane. Tra il 2018 e il 2023 si è registrata una significativa riduzione degli inattivi (-30.000), mentre il numero di disoccupati è diminuito di circa 5.000 unità. La disparità di genere nel mercato del lavoro è marcata: solo il 31% delle donne è occupato o in cerca di lavoro, rispetto al 54% degli uomini. Le differenze sono evidenti anche a livello territoriale, con un tasso di occupazione che varia dal 52% nella Municipalità 1 al 38% nella Municipalità 7.
Redditi e disuguaglianze
Secondo i dati del Mef del 2022, il reddito medio annuo lordo dichiarato a Napoli è di 22.600 euro, leggermente superiore alla media nazionale. Tuttavia, la distribuzione del reddito è altamente disomogenea. Mentre il reddito medio a Chiaia-Posillipo raggiunge i 50.000 euro, nelle zone più disagiate come Forcella-Porta Capuana si attesta a circa un quarto di questa cifra. Solo il 53% della popolazione residente è contribuente, il tasso più basso tra le grandi città italiane.
Tessuto imprenditoriale dinamico ma frammentato
Nel 2023, le imprese attive a Napoli erano 78.477, con una crescita di oltre 1.800 unità rispetto al 2020. Tuttavia, il 95,3% di queste non supera i dieci addetti. Le costruzioni hanno visto un incremento notevole del 21,8% dal 2019, mentre il settore alberghiero e della ristorazione conta 5.400 unità locali. La crescita è evidente anche nei servizi di informazione e comunicazione e nelle attività professionali, sebbene il numero di unità industriali sia in calo.
Le imprese con sede operativa a Napoli mostrano un notevole dinamismo, con un fatturato complessivo di 28,652 miliardi di euro nel 2022, in crescita del 10,6% rispetto all’anno precedente. Vomero-Arenella e Chiaia emergono come le aree più dinamiche per le imprese, con una significativa presenza di startup e PMI innovative.
Bilancio del Comune: investimenti e sfide
Il bilancio comunale ha visto un aumento significativo della spesa corrente, passata da 480 a 750 milioni di euro tra il 2019 e il 2023. Le aree con i maggiori incrementi di spesa sono state l’istruzione, la cultura, le politiche giovanili e la tutela ambientale.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha contribuito con circa 450 milioni di euro nel 2023, sottolineando l’importanza dei finanziamenti nazionali ed europei per lo sviluppo della città. Parallelamente, il Comune ha ridotto il ricorso a nuovi prestiti e ha avviato un partenariato pubblico-privato per migliorare la riscossione dei tributi locali, con l’obiettivo di raccogliere circa 90 milioni di euro annui.
“Napoli – ha affermato il sindaco Manfredi – registra una crescita concreta che si trasforma anche in opportunità di lavoro, ma è anche una città che ha al suo interno dei divari che sono antichi e che richiedono una risposta, come le grandi differenze di reddito tra i quartieri, la percentuale estremamente bassa di lavoro femminile in alcune zone e il calo demografico. Un aspetto fondamentale che emerge è che un quarto del PIL della regione è prodotto dalla città. Questo conferma il ruolo di motore dell’economia che Napoli ha all’interno della Campania. Registriamo anche segnali di dinamismo del mondo delle imprese, con una crescita forte nei settori del digitale, della consulenza e delle startup innovative, in linea con il progetto che abbiamo per la città che è quello di sostituire alla manifattura tradizionale l’industria delle competenze. Questo osservatorio, con un lavoro che si rinnoverà ogni anno, ci consentirà di valutare anche l’impatto delle politiche messe in campo”.
“Il rapporto – ha osservato l’assessore Baretta – ci restituisce l’immagine di una città viva, dinamica, con dei problemi. Una città con una complessità nella quale si alternano crescite interessanti e momenti di difficoltà, ma soprattutto una città che ha grandi potenzialità come dimostra lo sviluppo importante che ha avuto il settore turistico. Possiamo dire che è una città in movimento nella quale le opportunità pareggiano le difficoltà. È interessante la trasformazione industriale in atto, con la crescita di alcuni settori che stanno registrando uno sviluppo non solo locale, ma che va oltre il territorio campano. Godendo di una posizione geografica strategica, Napoli è sempre più candidata ad essere una grande presenza nel Mediterraneo e nel Sud d’Europa”.
“Abbiamo scoperto una Napoli più dinamica di quello che ci si aspettava per quanto riguarda le imprese: soprattutto i dati relativi ai fatturati e agli utili sono molto positivi – ha spiegato il coordinatore Vecchione –. Rimangono problematiche legate al lavoro e ai tassi disoccupazione così come pure restano differenze tra le diverse municipalità. Nel rapporto parliamo di tre città in una: abbiamo l’area collinare che va dalla zona ospedaliera a Posillipo che ha indicatori elevati economici e sociali, l’area Orientale che ha gli indicatori più bassi di tutta la città e un terzo blocco che è rappresentato dalle aree alla destra e alla sinistra della zona centrale, che procedono in maniera pressoché univoca anche se hanno forti differenze, ad esempio dal punto di vista sociale. Nel rapporto c’è una cicca che è la stima del prodotto interno lordo di Napoli che è stata fatta da Svimez: mostra che il PIL pro–capite è più elevato della media nazionale”.
____________________________________________
Leggi le notizie di Piazza Borsa
Per restare sempre aggiornato, segui i nostri canali social Facebook, Twitter e LinkedIn