Giorgia Meloni Mia reddito di cittadinanza Assegno di inclusione

Con il taglio del reddito di cittadinanza previsto dal governo Meloni, in Campania si è aperto un vero e proprio allarme sociale per le migliaia di ex percettori considerati “occupabili” e quindi esclusi dal sussidio. Solo nell’ultimo mese, l’Inps ha inviato sms di sospensione del reddito a 36.770 campani, chiamati ora a trovare un lavoro per sostentarsi. Ma di fronte alle oltre 4.000 domande di assunzione già presentate sulla piattaforma digitale, le imprese campane offrono al momento solo 343 posti di lavoro. Un evidente squilibrio tra domanda e offerta che rischia di gettare sul lastrico decine di migliaia di famiglie.

Proteste a Napoli contro i limiti del decreto

Già nei mesi scorsi Napoli era stata teatro di manifestazioni di protesta degli ex percettori, scesi in piazza per denunciare l’impossibilità di trovare un impiego con i magri 350 euro mensili dei corsi di formazione previsti dalla normativa. Sono infatti ancora largamente insufficienti le opportunità concrete di inserimento nel mondo del lavoro per chi percepiva il reddito.

Ora, con lo stop al sussidio, la situazione è destinata a precipitare ulteriormente. In assenza di reali politiche attive per il lavoro, gli ex percettori campani rischiano di finire vittima della criminalità organizzata o costretti ad accettare lavoro nero e caporalato. Già prima dell’introduzione del reddito di cittadinanza, del resto, la Campania deteneva il triste primato di regione con il più alto tasso di disoccupazione, pari al 14,5%.

L’allarme del terzo settore

Anche diverse realtà del terzo settore campano, come la Comunità di Sant’Egidio, lanciano l’allarme sull’impatto sociale della stretta al reddito di cittadinanza. Si moltiplicano infatti le richieste di aiuto da parte di ex percettori che non riescono più a sfamare le proprie famiglie. La sospensione del sussidio è giunta troppo repentinamente, senza lasciare il tempo necessario per un reinserimento nel mondo del lavoro.

La Campania senza alternative al reddito

La stretta repentina impressa dal governo Meloni, senza una rete di protezione sociale alternativa, rischia di vanificare i pur parziali risultati raggiunti negli ultimi anni. Servono interventi urgenti, dal potenziamento dei centri per l’impiego ai programmi di formazione professionale, per scongiurare che la stretta al reddito si trasformi in una catastrofe sociale. La sola risposta repressiva rischia di rivelarsi un boomerang sul lungo termine anche sul piano della sicurezza e dell’ordine pubblico.

La complessa realtà campana esige di coniugare rigore ed equità sociale. Sospendere il reddito senza alternative concrete significa abbandonare al proprio destino decine di migliaia di persone. Se non si porrà rapidamente rimedio, l’esclusione dal sussidio potrebbe tradursi ben presto in nuova emarginazione e illegalità diffusa, un rischio che una politica responsabile non può permettersi di correre.

di Serena Lena