Il governo statunitense ha intenzione di chiedere a un giudice federale di obbligare Google a vendere il suo browser Chrome, una delle principali fonti di potere del gigante tecnologico. La misura è parte di una serie di sanzioni richieste per le pratiche anticoncorrenziali della società, dichiarata colpevole lo scorso anno di mantenere un monopolio illegale nel settore delle ricerche online.
Un monopolio travolgente
Secondo i dati del sito StatCounter, a settembre Google deteneva il 90% del mercato globale delle ricerche online, raggiungendo addirittura il 94% sugli smartphone. Questo dominio, secondo le autorità, è stato mantenuto con pratiche scorrette che impediscono ai concorrenti di emergere.
Il giudice federale Amit Mehta ha già stabilito che Google ha agito illegalmente per consolidare la propria posizione di monopolio. Ora, il Dipartimento di Giustizia prevede di presentare a novembre una richiesta ufficiale per obbligare l’azienda a separarsi da Chrome e applicare ulteriori restrizioni a Android e ai nuovi strumenti di intelligenza artificiale generativa (AI) sviluppati dalla compagnia.
Una sentenza attesa per il 2025
Il processo di decisione sarà lungo: dopo un’udienza speciale programmata per aprile 2025, il giudice dovrebbe emettere la sentenza definitiva ad agosto dello stesso anno. Qualora le misure venissero approvate, rappresenterebbero un evento storico, segnando uno dei colpi più duri mai inflitti a una big tech.
Implicazioni globali e possibili conseguenze
Chrome, il browser più utilizzato al mondo, gioca un ruolo chiave nell’ecosistema di Google, integrandosi perfettamente con i suoi servizi e offrendo un vantaggio competitivo su scala globale. La vendita forzata potrebbe alterare drasticamente il panorama tecnologico e aprire nuove opportunità per aziende concorrenti.
Le conseguenze di una sentenza così severa potrebbero avere un impatto profondo non solo su Google ma sull’intero settore tecnologico, aprendo nuovi scenari per la competizione e il controllo delle big tech.
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