Cresce il valore aggiunto in tutte le province italiane tra il 2022 e il 2023, con un’importante novità: il Sud scala la classifica delle performance economiche.
Secondo i dati elaborati da Unioncamere e Centro studi Tagliacarne, aggiornati alla revisione Istat di settembre 2023, quattro province meridionali si posizionano sul podio dei tassi di incremento di valore aggiunto: Chieti e Agrigento (+7,85%), seguite a brevissima distanza da Caltanissetta e Catania (+7,83%).
Nord ovest ancora in testa, ma il Sud accelera
Il Nord ovest guida la crescita con un aumento del valore aggiunto del +6,73%, seguito a sorpresa dal Mezzogiorno con un +6,59%, sopra la media nazionale del +6,55%.
In termini assoluti, Milano si conferma al vertice per ricchezza pro-capite con 62.863 euro, seguita da Bolzano (52.811 euro) e Bologna (43.510 euro). Tuttavia, Agrigento, pur registrando la maggiore crescita relativa, rimane all’ultimo posto con 17.345 euro.
“I dati mostrano segnali di vitalità per il Mezzogiorno, ma anche forti disparità territoriali”, sottolinea Andrea Prete, presidente di Unioncamere.
Industria e Pubblica Amministrazione trainano il Sud
A spingere il recupero del Sud è il settore industriale, cresciuto del +5,46% tra il 2022 e il 2023, superando le altre macroaree: Nord est (+4,66%), Nord ovest (+4,13%) e Centro (+3,85%). Anche nel comparto della Pubblica amministrazione e altri servizi, il Mezzogiorno si distingue con un incremento del +3,24%, grazie a province come Catanzaro (+6,02%), Vibo Valentia (+5,19%) e Reggio Calabria (+4,96%).
Disuguaglianze di lungo periodo
Negli ultimi vent’anni, il quadro appare meno roseo: 65 province su 107 hanno registrato un peggioramento del valore aggiunto pro-capite rispetto alla media nazionale, con una concentrazione particolare nel Nord ovest, dove l’84% delle province ha perso posizioni.
Tra le province più penalizzate figurano Pavia (-24 posizioni), Varese e Ragusa (-23 ciascuna), mentre tra le più dinamiche emerge Trieste, che in vent’anni è salita dal 39° al 10° posto.
“Serve una strategia di sviluppo territoriale equilibrata”, conclude Prete, “e le Camere di commercio possono giocare un ruolo fondamentale come cinghia di trasmissione tra Stato ed economie locali.”
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