Imprese. Fiducia. Crescono i prezzi di produzione fiducia lavoro - contratti- produzione industriale

Con il recente accordo siglato di recente da Luxottica, si riapre il dibattito in Italia sui modelli di settimana lavorativa più breve e flessibile.

Il caso Luxottica

Per il colosso dell’occhialeria partirà da gennaio la formula della settimana di 4 giorni, con un taglio di 8 ore settimanali grazie alla contrattazione di secondo livello stipulata con i sindacati che coinvolgerà oltre 12.500 persone negli stabilimenti italiani.

Gli altri precursori italiani

L’intesa fa seguito a quella già annunciata qualche mese fa dal Gruppo Intesa Sanpaolo, che avvierà nel primo semestre 2024 una sperimentazione su base volontaria in alcune aree: 9 ore su 4 giorni con una riduzione da 37,5 a 36 ore. Il test sarà applicato a ampliata a 40 grandi filiali della Banca dei Territori cui si aggiungono 250 piccole filiali e prevede una fase di monitoraggio che consentirà di valutare gli impatti e possibili estensioni future.

Citato spesso è il caso Lavazza, dove, dal dicembre 2022 l’integrativo ha previsto l’uscita anticipata al venerdì pomeriggio nel periodo maggio-settembre per il Centro Direzionale, circa 800 persone.

Si tratta di modi diversi di approcciare la questione, ma che dimostrano un’apertura al cambiamento per venire in contro alle esigenze dei dipendenti di conciliare meglio vita privata e professionale. 

Gli esperimenti all’estero

Nonostante le perplessità di chi teme ripercussioni sui costi, numerose esperienze all’estero dimostrano come, se gestita con attenzione, questa soluzione non abbia provocato cali di produttività, ma si sia tradotta in un miglioramento della motivazione e del benessere lavorativo dei dipendenti. 

Il maxi esperimento condotto nel Regno Unito nel 2022 che ha coinvolto oltre 2.900 lavoratori di 61 aziende, ha dimostrato come la settimana corta di 4 giorni non solo non abbia penalizzato le imprese ma abbia portato notevoli benefici per i dipendenti.

Dopo 6 mesi dall’introduzione del nuovo modello: il 92% delle aziende ha deciso di proseguire con la settimana più breve; i ricavi non hanno sofferto ma sono aumentati mediamente dell’1,4%, sfatando i timori di cali di produttività; ma soprattutto sono migliorati in modo significativo gli indicatori di benessere dei lavoratori, il 39% si è detto meno stressato, il 50% ha definito più facile conciliare lavoro e vita privata e il 15% ha dichiarato che non tornerebbe più indietro “per nessuna cifra”. 

Un esempio che è stato seguito a ruota dal Belgio, dove le ore lavorative settimanali sono state compresse nei minori giorni lavorati (diventati così da 9 ore e mezza ciascuno). 

Per l’economista Garnero dell’OCSE è “imprescindibile affrontare la questione dal basso”, mediante accordi aziendali capaci di adattarsi alle singole realtà lavorative. L’alternativa è che lo slogan “35 ore settimanali per tutti” finisca per “impantanarsi nella discussione politica”, senza considerare che in alcuni casi questo modello non è applicabile.

di Serena Lena

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