Stellantis annuncia un piano di investimenti ambizioso negli Stati Uniti, riaffermando il suo impegno nella manifattura americana e rispondendo positivamente all’appello del nuovo presidente Donald Trump per la tutela dell’industria automobilistica statunitense. La società, che controlla marchi storici come Jeep, Dodge e Chrysler, ha comunicato l’intenzione di riaprire lo stabilimento di Belvidere, Illinois, chiuso sotto la precedente gestione. L’operazione creerà 1.500 nuovi posti di lavoro e sarà accompagnata da investimenti significativi in Ohio, Indiana e Detroit.
La Casa Bianca ha accolto l’annuncio con entusiasmo, definendo l’iniziativa l’inizio di una “nuova età dell’oro” per la manifattura americana. In un post su X, il governo ha sottolineato il ruolo strategico di Stellantis nel riportare lavoro e produzione negli Stati Uniti.
In una lettera indirizzata ai dipendenti americani, il chief operating officer per il Nord America, Antonio Filosa, ha ribadito l’impegno del gruppo a rafforzare la propria presenza sul territorio statunitense. «Questo piano riflette il nostro impegno a investire nelle attività americane per promuovere la crescita della produzione automobilistica locale», ha dichiarato Filosa. Lo stesso presidente del gruppo, John Elkann, ha incontrato Trump prima dell’insediamento, esprimendo il proprio sostegno alle politiche industriali dell’amministrazione e confermando la volontà di Stellantis di rafforzare la sua impronta produttiva negli Stati Uniti.
Al centro di questo rilancio, lo stabilimento di Belvidere costruirà un nuovo pick-up di medie dimensioni. La decisione segue l’accordo raggiunto con il sindacato United Auto Workers (UAW) nel 2023, ma che era stato successivamente bloccato dall’ex amministratore delegato Carlos Tavares a causa del rallentamento della domanda di veicoli elettrici.
Mentre il mercato americano celebra l’annuncio, in Italia il clima è tutt’altro che sereno. Il segretario nazionale della Fiom Cgil, Samuele Lodi, ha espresso profonda preoccupazione per la situazione degli stabilimenti italiani, dove i lavoratori vivono ancora situazioni critiche, tra cassa integrazione e investimenti insufficienti. Lodi ha inoltre sottolineato che, mentre Elkann dialoga con Trump, il governo italiano non ha ancora avviato un confronto con i sindacati sull’automotive, nonostante le numerose richieste.
La disparità tra gli investimenti previsti negli Stati Uniti e quelli realizzati in Italia alimenta un senso di frustrazione tra i lavoratori e pone interrogativi sulla strategia globale di Stellantis. Con una storia lunga oltre un secolo negli Stati Uniti, il gruppo sembra voler riaffermare la propria centralità nel mercato nordamericano, lasciando però aperta la questione dell’impatto che queste scelte avranno sul tessuto produttivo europeo e, in particolare, italiano.
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