Svimez Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno

Nel 2024, per il terzo anno consecutivo, le regioni del Sud Italia hanno registrato una crescita del Pil superiore a quella del Centro-Nord, consolidando un trend inedito nella storia recente dell’economia italiana. Secondo i dati Svimez, il Mezzogiorno ha segnato un aumento del Pil dell’1%, a fronte dello 0,6% del Centro-Nord, portando la crescita nazionale complessiva allo 0,7%, in linea con il dato del 2023 ma inferiore alla media dell’Ue-27 (+1%), segnando così la prima volta dal 2021 in cui l’Italia cresce meno dell’Europa.

Il meridione ha beneficiato in modo particolare della spinta del settore delle costruzioni, che ha fatto registrare un incremento del +3%, nettamente superiore allo +0,6% del Centro-Nord, contribuendo in modo decisivo alla tenuta del ciclo economico dell’area. Anche i servizi hanno mostrato una dinamica positiva nel Mezzogiorno (+0,7%), superiore a quella registrata nelle regioni settentrionali e centrali (+0,5%). Il comparto industriale meridionale ha evidenziato una sostanziale stabilità (+0,1%), in un contesto nazionale in cui il settore ha invece mostrato una leggera contrazione (-0,2%). L’agricoltura rappresenta l’unica eccezione: +0,5% al Sud contro un più sostenuto +2,9% nel Centro-Nord.

Il confronto triennale 2022-2024 fotografa un quadro ancora più netto: il Pil meridionale è cresciuto dell’8,6%, contro il 5,6% del Centro-Nord, con uno scarto cumulato di 3 punti percentuali. Si tratta di un risultato eccezionale, sostenuto in larga parte da investimenti pubblici finanziati dal Pnrr. In particolare, la Svimez stima che nel 2024 il Pnrr abbia contribuito per 0,6 punti percentuali alla crescita del Pil del Sud, contro i 0,4 punti del Centro-Nord.

Nonostante la superiorità del dato meridionale, il divario di crescita rispetto al Nord si è ridotto rispetto al 2023, passando da 1 punto percentuale a 0,4. Questo ridimensionamento è in parte attribuibile alla diversa intensità con cui le singole regioni meridionali hanno beneficiato degli stimoli settoriali.

Tra le regioni del Sud, spiccano Sicilia (+1,5%) e Campania (+1,3%), sostenute da performance molto forti nel comparto delle costruzioni e, nel caso siciliano, anche da una crescita industriale del +2,7%. Seguono Abruzzo (+1%), Basilicata (+0,8%) e Sardegna (+0,8%), seppur con differenze sostanziali nella composizione della crescita: in Abruzzo prevalgono i servizi, in Sardegna l’espansione è generalizzata, mentre in Basilicata è la contrazione industriale a limitare il potenziale.

La Puglia si ferma al +0,6%, frenata da un ristagno del terziario e da una crescita contenuta nelle costruzioni. Peggiorano invece le performance di Calabria (-0,2%) e Molise (-0,9%), penalizzate da diffusi cali nei principali settori economici, in particolare dalle costruzioni nel caso molisano (-12,7%).

Nel Centro Italia, il Lazio si distingue come la regione con la maggiore crescita nazionale nel 2024 (+1,8%), seguito da Umbria (+1,2%) e Toscana (+0,4%), mentre le Marche restano in stagnazione. Il Nord-Ovest presenta una dinamica più contenuta, con Piemonte (+1,5%) e Lombardia (+0,9%) a guidare la crescita, mentre Liguria (-0,5%) e Valle d’Aosta (-0,1%) mostrano segnali negativi.

Il quadro più critico si osserva nel Nord-Est, dove le economie trainanti come Veneto (-0,4%) ed Emilia-Romagna (-0,2%) registrano contrazioni, portando l’intera area in territorio negativo (-0,2%).

Tra il 2022 e il 2024, i dati cumulati evidenziano le migliori performance nel Sud, con Sicilia (+11,2%), Campania (+9,5%) e Abruzzo (+9,2%) in testa. Anche Sardegna (+7,7%) e Puglia (+7%) hanno superato la media del Centro-Nord, a conferma di una fase di ripresa più dinamica nel Mezzogiorno. Restano invece sotto la media Molise (+5,2%), Calabria (+4,2%) e Basilicata (+2,7%).

L’Italia si conferma dunque un paese a più velocità, con crescite regionali fortemente differenziate e un Sud inaspettatamente protagonista, in una fase economica segnata da incertezze globali e dalla crisi dell’industria europea, in particolare quella tedesca.


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