Eolico

La Campania si conferma sempre più un punto di riferimento nel settore dell’energia eolica, contribuendo per oltre il 15% alla produzione nazionale di energia eolica grazie alle numerose installazioni presenti sul territorio.

Questa crescita è stata graduale e costante nel corso degli anni. Dai dati forniti da Terna, si evince che dal 2000 al 2022, la potenza eolica installata è passata da soli 206 MW a oltre 1800 MW, registrando un aumento di oltre il 700%. Questo dato è stato reso noto da Legambiente Campania durante la seconda edizione del Forum Eolico tenutosi ad Avellino, in occasione della presentazione del dossier “Qual buon vento”.

Attualmente, in Campania sono operativi 635 impianti eolici, con una potenza lorda efficiente pari a 1,87 GW e una produzione annua di energia di 3,4 TWh. L’energia eolica rappresenta la tecnologia rinnovabile con la maggiore potenza installata nella regione, costituendo il 54,1% del totale, seguita dal fotovoltaico (29,3%), dall’idroelettrico (9,7%) e dalle bioenergie (7%). Inoltre, l’eolico è la principale fonte di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Campania, con il 56,7% del totale.

Il dossier di Legambiente evidenzia che su un totale di 78 comuni coinvolti nelle installazioni eoliche, le province di Benevento e Avellino rappresentano oltre il 65%. In particolare, i comuni di queste province costituiscono rispettivamente il 37% e il 31% del totale, seguiti da quelli di Salerno (26%), Caserta (5%) e Napoli (1%).

“Il terreno è fertile e oggi la Campania è un modello virtuoso nel settore delle rinnovabili – ha commentato Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – ma per andare più veloce verso il dimezzamento delle emissioni e poi la neutralità climatica abbiamo bisogno di accelerare. Da qui ai prossimi anni è acquisito che ci saranno grandi trasformazioni degli impianti esistenti con le numerose opere di repowering e revamping già autorizzate anche nella nostra regione. Un’occasione importante per superare le criticità del passato, ricucire il rapporto con le comunità troppo spesso non coinvolte”.

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