Superbonus, impianto fotovoltaico - Reddito energetico - Case green

Case green. Via libera dalla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici. L’obiettivo delle nuove norme sarà ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’UE entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050.

Stando al testo approvato in commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033.

Forza Italia si smarca

Il testo dovrebbe passare in plenaria a marzo, quindi gli eurodeputati potranno cominciare il negoziato con la Commissione europea e la presidenza svedese in rappresentanza degli Stati, per arrivare a un compromesso tra le tre posizioni.

La sintesi al voto oggi si basa su un accordo tra Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra. Contrari Ecr (di cui fa parte FdI) e Id (di cui fa parte la Lega). Anche Forza Italia si è sfilata dalla posizione della sua casa politica, il Ppe. Nonostante “come Partito popolare europeo abbiamo ottenuto alcuni correttivi – ha dichiarato l’eurodeputato FI Massimiliano Salini – non ci sono le condizioni per votare a favore”.

“Il compromesso è peggiorativo rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea – ha concluso – e auspichiamo venga migliorato nei negoziati che impegneranno le istituzioni Ue nelle prossime settimane”.

Italia critica

Il dossier dovrà scontrarsi con la posizione decisamente critica dell’Italia, pronta sul tema a dare battaglia. La direttiva sulle case verdi “va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d’Europa. Il patrimonio immobiliare del nostro Paese è antico, prezioso e fragile e dobbiamo conservarlo al meglio per le future generazioni”. Così Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “Il Governo – ha aggiunto Pichetto – difenderà senza tentennamenti” questa linea “tutelando il valore degli immobili e non imponendo in tempi insostenibili onerosi lavori ai privati. Su questo non possono esserci dubbi”, ha concluso.

Il compromesso

I Paesi membri avranno la possibilità di chiedere alla Commissione Ue di valutare una serie di fattori (dai prezzi delle materie prime troppo elevati alla scarsa disponibilità di manodopera qualificata) nell’ottica di poter ottenere deroghe ai target fissati dalla direttiva EPBD che passerà da una revisione degli standard minimi da centrare.

Deroghe che potranno essere applicate fino a un massimo del 22% degli immobili ( nel caso dell’Italia, 2,6 milioni di fabbricati residenziali) e che comunque non potranno andare oltre la scadenza del 1° gennaio del 2037. E’ questa la linea tracciata dal compromesso raggiunto pochi giorni fa.