Mattoncini Lego

Negli ultimi anni Lego si è impegnata sempre di più nel rendere la propria produzione più sostenibile, con l’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050. Un passo in questa direzione era lo studio avviato nel 2021 per sostituire il tradizionale ABS con la plastica PET riciclata nella realizzazione dei mattoncini, una plastica che non perde qualità con il riciclo.

Purtroppo, i test condotti da Lego hanno mostrato che l’uso del PET causerebbe emissioni maggiori nel ciclo di vita del prodotto, perché richiede l’utilizzo di attrezzature più energivore nella lavorazione e asciugatura e potrebbe non garantire la stessa durabilità nel tempo rispetto all’ABS. Di qui la decisione di sospendere il progetto dei mattoncini in materiale riciclati.

Gli altri casi di sostenibilità insostenibile

Non è la prima volta che soluzioni che si presentavano come sostenibili si rivelano tutt’altro. Spesso non si tiene conto di tutte le fasi del ciclo produttivo, dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento. Così si finisce per spostare l’impatto ambientale piuttosto che ridurlo davvero. È successo ad esempio con le buste biodegradabili, che richiedono comunque processi industriali inquinanti e non sempre sono compostabili a casa.

Anche nell’agroalimentare non mancano gli esempi. E’ il caso dei tappi a vite in plastica che, inizialmente, sembravano meno impattanti dei tappi sugherati, ma il cui ciclo di produzione (necessità di polietilene) e lo smaltimento (non sempre riciclabile) ha reso ugualmente dannosi all’ambiente. O quello di alcuni imballaggi definiti biodegradabili che poi si sono rivelati tali solo in condizioni industriali, non nell’humus.

La lezione Lego

La lezione che arriva dal caso Lego è che per una valutazione corretta dell’impatto ambientale non basta sostituire un materiale con un altro, ma è necessario considerare la complessità dei processi produttivi e tutti gli step del ciclo di vita, facendo i conti con tutte le variabili, dall’estrazione al riciclo, senza soluzioni troppo semplici che rischiano solo di spostare il problema. L’auspicio è che l’azienda continui la ricerca del “materiale magico” per conciliare produzione e sostenibilità, obiettivo complesso che richiederà ancora tempo.