Cnel - salario minimo

Dalle indicazioni della direttiva Ue sul salario minimo, al tasso di copertura della contrattazione collettiva che in Italia “si avvicina al 100%, di gran lunga superiore all’80%”, parametro della direttiva, fino “all’urgenza e utilità di un piano di azione nazionale”.

Sono alcuni punti del primo documento, tecnico, del Cnel sul lavoro povero e il salario minimo, approvato dalla Commissione dell’informazione, con il voto contrario della Cgil e l’astensione della Uil.

Seguirà la seconda parte sulle proposte, che sarà consegnata ai consiglieri entro il 6 ottobre. Il documento finale sarà discusso in assemblea il 12 ottobre.

Il documento si snoda in 9 punti, riporta anche alcuni dati statistici e indica, nella parte finale, “l’urgenza e l’utilità di un piano di azione nazionale, nei termini fatti propri della direttiva europea in materia di salari adeguati”. I dati riportati sono desunti dall’Istat e indicano in italia che il salario medio orario si attesta a 7,10 euro e quello mediano (relativo cioè al soggetto che divide numericamente in due la popolazione lavorativa) sia di 6.85 euro: sono due parametri indicati dall’Ue che richiede che i contratti superino queste soglie nel primo caso (la media) del 50%, nel secondo (la mediana) del 60 per cento e che vengono superati dall’Italia.

Le conclusioni

“I componenti della Commissione dell’informazione – si legge nel documento conclusivo – sono concordi nel sottolineare, quale che sia la decisione politica in merito alla introduzione o meno nel nostro ordinamento giuridico di un salario minimo fissato per legge, l’urgenza e l’utilità di un piano di azione nazionale, nei termini fatti propri della direttiva europea in materia di salari adeguati, a sostegno di un ordinato e armonico sviluppo del sistema della contrattazione collettiva in termini di adeguamento strutturale di questa fondamentale istituzione di governo del mercato del lavoro alle trasformazioni della domanda e della offerta di lavoro e quale risposta sinergica, là dove condotta da attori qualificati e realmente rappresentativi degli interessi del mondo del lavoro, tanto alla questione salariale (per tutti i lavoratori italiani e non solo per i profili professionali collocati agli ultimi gradini della scala di classificazione economica e inquadramento giuridico del lavoro) quanto al nodo della produttività”.

Rizzetto: “La maggioranza valuta proprie proposte”

“Stiamo valutando, come già detto, di intervenire con delle proposte di maggioranza che non siano il salario minimo garantito” tout court ma “sulla base dei rilievi che il Cnel ci fornirà nei prossimi giorni”. Così il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto (FdI) replica a chi gli chiede a che punto sia il dibattito sul salario minimo.

Landini: “Il Cnel non può sostituirsi al governo sul salario minimo”

“Siamo di fronte a un’emergenza salariale fondamentale e c’è un livello di precarietà incredibile”. Lo afferma il segretario generale delle Cgil Maurizio Landini, all’evento per i 20 anni di Sky. Sul salario minimo “Io penso che il governo ha fatto un errore nello scaricare sul Cnel che non può sostituirsi né al governo né alle parti sociali, il governo a un certo punto deve dire quello che vuole dare”, afferma Landini, dicendo di essere a favore di un salario orario minimo sotto la quale nessun contratto deve andare.

Schlein: “Il salario minimo è una nostra priorità”

“Il Pd ha questa come priorità e accanto a questa continueremo la battaglia per un salario minimo – ha aggiunto -. Il salario minimo serve a quei tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori che in Italia sono poveri anche se lavorano e non è un destino accettabile perché incide sulle prospettive di vita, sulla paura di futuro che noi vogliamo contrastare. Continueremo a insistere che il governo voti con noi la proposta unitaria delle opposizioni che dice due cose fondamentali: la prima è che bisogna rafforzare la contrattazione collettiva e bisogna far sì che questo spazzi via i contratti pirata, quei contratti fatti per produrre precarietà. E dall’altra parte fissa una soglia, quella dei nove euro all’ora sotto la quale nemmeno la contrattazione collettiva possa scendere”.