Il consiglio dei ministri di martedì 28 marzo ha licenziato il nuovo codice degli appalti. Una misura annunciata che, finalmente, è arrivata all’approvazione del governo Meloni e che introduce diverse novità rispetto alle modalità previste precedentemente.
Innanzitutto, questione fondamentele, è il cambiamento della soglia di liberalizzazione: fino a 5,3 milioni di euro, infatti, ci potranno essere affidamenti diretti, ma con procedure diverse per ciascun importo.
Fino a 150 mila euro si procede con affidamento diretto, poi fino a 1 milione la procedura negoziata senza bando invitando 5 imprese, numero che sale a 10 per i lavori sotto la soglia Ue di 5,38 milioni. L’indizione di una gara resta una possibilità residua e in casi ‘adeguatamente motivati’.
Arriva inoltre l’appalto integrato, che prima era vietato e che permetterà ora di attribuire con una stessa gara il progetto e l’esecuzione dei lavori. Abbiamo già accennato alla liberalizzazione degli appalti sottosoglia. Con il tetto di 5,3 milioni le stazioni appaltanti potranno attivare procedure negoziate o affidamenti diretti. Sempre rispettando il principio della rotazione delle imprese.
Novità per i comuni
Per gli appalti fino a mezzo milione di euro le stazioni appaltanti (ovvero gli enti locali più piccoli) potranno procedere direttamente, senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Si interviene anche sulla cosiddetta “paura della firma”. Ritoccando le sanzioni: niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell’autorità.
Illecito professionale
Per alcuni tipi di reato, l’illecito professionale può essere fatto valere solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari.
Digitalizzazione appalti
La digitalizzazione degli appalti parte dalla Banca dati nazionale dei contratti pubblici (che fa capo all’Anac). Ma investe anche il fascicolo virtuale dell’operatore economico, le piattaforme di approvvigionamento digitale, l’utilizzo di procedure automatizzate nel ciclo di vita dei contratti pubblici. Una digitalizzazione integrale che permetterà anche l’accesso agli atti che tutti i cittadini possono richiedere. Il governo con le regioni qualificherà le infrastrutture strategiche e di preminente di interesse nazionale.
Indicizzazione Istat
Per le quotazioni in appalto è confermato l’obbligo di inserimento delle clausole di revisione dei prezzi al verificarsi di una variazione del costo superiore alla soglia del 5%, con il riconoscimento in favore dell’impresa dell’80% del maggior costo. Per la determinazione della variazione dei costi e dei prezzi si utilizzano gli indici Istat. Tra cui quelli dei prezzi al consumo e alla produzione e gli indici delle retribuzioni contrattuali orarie. Nel nuovo codice è infine previsto anche il riordino delle competenze dell’Anac. Con un rafforzamento delle funzioni di vigilanza e sanzionatorie. I settori speciali come acqua, gas, trasporto ed energia avranno mani ancora più libere. Così come i concessionari. Che non avranno più il vincolo di sottoporre a gara l’80% dei loro contratti.