Una viaggiatrice in attesa
Una viaggiatrice in attesa

Primi in Italia, ultimi in Europa

Si può riassumere così la giornata vissuta da Napoli in tema trasporti. Neppure il tempo di festeggiare la notizia che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la città di Napoli è prima per finanziamenti, con 3.3 milioni di euro, davanti anche a Milano e Roma, che i dati del rapporto Legambiente “Pendolaria” la riportano sulla terra. Ultima, per servizi di trasporto offerti al pubblico nel confronto con le grandi capitali europee con cui la città da anni aspira a competere. Tra l’impennata dell’offerta culturale e ricettiva nel campo del turismo, e la tambureggiante retorica neoborbonica in ambito storico-politico.

Ma torniamo ai fondi europei

Si tratta di 2.5 milioni per creare nuove piattaforme tecnologiche e 800 mila euro per l’ammodernamento tecnologico delle aziende di trasporto, assegnati da Palazzo Chigi a Napoli nelle misure del PNRR finanziate dal Next generation EU. Questo finanziamento, che attinge al piano Marshall dell’Unione per il rilancio post pandemico, è relativo ai cosiddetti progetti Maas, “Mobility as a service”. Il progetto risultato primo con 86 punti da bando rispetto agli 85 di Milano e gli 82 di Roma, come riferisce una nota diffusa da palazzo San Giacomo mette insieme «il Comune di Napoli, le Università degli Studi di Napoli “Federico II”, “Suor Orsola Benincasa” e “Vanvitelli” e il Consorzio UnicoCampania con l’obiettivo di integrare più modalità di trasporto (es. e-bike, autobus, car sharing, taxi, ecc.) attraverso piattaforme di intermediazione che forniscono agli utenti finali una varietà di servizi che vanno dalla pianificazione del viaggio alla prenotazione e ai pagamenti».

Tutto bello, tutto perfetto

Se non fosse che, come sanno gli esperti di europrogettazione, alla progettazione occorre far seguire i fatti. Innanzitutto il coordinamento tra i partner destinatari del finanziamento. Ben tre università con Comune e consorzio Unico, già noto per aver tentato un’integrazione tariffaria di trasporto pubblico poi fallita per il disagio degli utenti. E ancor più, dopo il coordinamento, la necessità di azione, senza la quale è impossibile spendere i fondi e rendicontarli all’Europa che poi deve erogare di fatto i finanziamenti. Il tutto in attesa degli effetti pratici per i viaggiatori. E Napoli su questo, è una garanzia sì, ma al contrario. Basti pensare ai fondi Unesco per il centro storico, o ai fondi PIU Europa degli anni passati. Nessun napoletano, a memoria riuscirebbe un’opera. E men che meno un’opera consegnata entro i termini previsti, con successo.

La realtà per il momento è un’altra

Ed è fotografata per uno scherzo del destino, soltanto qualche ora dopo l’entusiastica nota del Comune di Napoli, dal rapporto annuale di Legambiente sulla dura vita dei pendolari del trasporto pubblico in Campania. Nel suo “Pendolaria” l’associazione ambientalista, che fonda il suo impegno sul dato scientifico, evidenzia come nel confronto tra i chilometri di metropolitana a disposizione dei viaggiatori le città italiane siano decisamente indietro rispetto all’Europa. «I km di metro ogni 100 mila abitanti di Napoli – riferisce malinconicamente l’associazione – si fermano ad 1,50 , rimanendo lontanissimi da altre Capitali quali Madrid (4,48), Berlino (4,28) e Londra (3,89). Ovviamente, in parallelo, un discorso simile vale per la quantità di stazioni presenti. Napoli – conclude Legambiente – con 1.2 ogni 100 mila abitanti non regge il confronto, piazzandosi dopo Berlino, Madrid e Barcellona». Ma pure dietro Milano e Roma, con buona pace del fervente orgoglio neoborbonico.