Di Maio e il Movimento Cinque Stelle vivono – di fatto – separati in casa. E’ durata oltre quattro ore la riunione del consiglio nazionale del Movimento per discutere delle critiche del titolare della Farnesina al no all’invio delle armi in Ucraina. Questa mattina, il Consiglio dovrà riunirsi per stilare il verbale della riunione fiume della notte.
Il leader, Giuseppe Conte, si è detto molto rammaricato ma per momento resta congelata un’eventuale espulsione del ministro degli Esteri. La situazione resta sospesa in attesa del voto al Senato di martedì quando una ‘frangia’ grillina presenterà la risoluzione della discordia.
Riunione infuocata nella notte
Nel corso delle quattro ore di riunione notturna – in parte in presenza, in parte in videoconferenza – con i 14 componenti del Consiglio, viene ribadita la linea sulla risoluzione che dovrà essere votata al Senato martedì, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles: il Movimento continuerà nella mediazione con il resto della maggioranza sulla risoluzione unitaria, ribadendo la centralità del Parlamento, ma senza creare problemi. Dunque, nessun riferimento alle armi, ma ad una de-escalation militare e alla centralità del Parlamento.
Lo scontro interno
“La linea euroatlantica non è mai stata messa in discussione”, la bozza redatta da alcuni senatori pentastellati che chiedeva lo stop alle armi a Kiev, “non è mai stata condivisa”, sottolinea uno dei partecipanti al vertice. Era stato proprio questo documento, una volta messo in circolazione, a scatenare lo scontro. “Ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue” e “se ci disallineamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia”, aveva commentato, durissimo, Di Maio. Attirandosi le ire dei contiani, in particolare del vicepresidente del Movimento, Riccardo Ricciardi, che lo aveva definito “un corpo estraneo” auspicando provvedimenti. Di qui l’ipotesi, rimbalzata per tutto il giorno, di un’espulsione (o auto-espulsione) del ministro degli Esteri. Che da parte sua non ha fatto alcun passo indietro. E nemmeno il Consiglio nazionale – che comunque tecnicamente non avrebbe potuto farlo – pare voglia seguire questa strada. Almeno per ora. In mattinata dovrebbe essere divulgata la nota finale delle riunione. Lo scontro appare solo in stan-by, in attesa di poter deflagrare in un momento meno delicato per il Paese.