“Da parte del Governo non è in corso alcuna valutazione sull’attivazione dello ‘stato di allarme’ relativo alla crisi energetica. Ogni notizia in merito riportata sugli organi di informazione è destituita di fondamento. Permane lo stato di preallerta che comporta il costante monitoraggio della situazione”. E’ quanto si apprende da fonti di governo.
Mentre Vladimir Putin tira dritto sul pagamento in rubli delle forniture di gas, l’Ue ha deciso di andare allo scontro sulla richiesta di Mosca e, dopo essersi confrontata con i partner del G7, invita le aziende importatrici a non piegarsi alle richieste del Cremlino.
Muro contro muro tra Bruxelles e Mosca
“Con i nostri partner del G7 abbiamo chiaramente espresso la nostra posizione: i contratti concordati devono essere rispettati. Il 97% dei contratti in questione prevede esplicitamente il pagamento in euro o dollari”, dice un portavoce della Commissione europea.
E dunque “Le aziende con tali contratti non dovrebbero aderire alle richieste russe”. Una presa di posizione netta, dopo che era trapelata l’intenzione di studiare la decisione di Mosca, annunciata da Vladimir Putin e oggi notificata alle aziende importatrici, e discuterla all’Eurogruppo ed Ecofin di lunedì e martedì a Lussemburgo. Più di tutto, l’Ue sottolineava la compattezza delle capitali di fronte a quello che è definito un ricatto della Russia.
Non cambia la linea decisa al G7
A far propendere per la linea della fermezza potrebbe essere stato proprio il confronto con i partner del G7. Il meccanismo elaborato dal Cremlino sembrava un compromesso che avrebbe potuto salvare la faccia sia a Putin che ai Paesi importatori di gas, lasciando alle banche l’onere di cambiare gli euro del gas in rubli.
Ma un’analisi più approfondita lascia intravedere uno scudo architettato da Mosca contro le sanzioni e il default. Che, se accettato, avrebbe intaccato la compattezza con Washington e sconfessato il G7, che appena quattro giorni fa aveva definito “inaccettabile” la “chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti” imposta dal Cremlino.
Gazprom ha iniziato a notificare alle società importatrici il nuovo meccanismo e rassicurato che i flussi proseguiranno, visto che le consegne attuali vanno pagate non prima di fine mese. “Abbiamo ricevuto la comunicazione da parte di Gazprom e la stiamo analizzando” si è limitata a comunicare l’Eni.