Acciaierie d'Italia ex Ilva

Si è svolta il 4 febbraio un’importante audizione in Commissione Industria del Senato, dedicata alla conversione in legge del decreto Ilva, che prevede un ulteriore stanziamento di 250 milioni di euro per garantire la continuità operativa degli impianti ex Ilva, portando così il totale dei fondi destinati a 400 milioni.

All’audizione hanno partecipato le organizzazioni sindacali, Confindustria Taranto, Confapi Taranto, Cna, Confartigianato, Casartigiani e le associazioni datoriali. Tra le principali questioni sollevate, quella delle aziende dell’indotto, che nonostante un parziale sblocco dei pagamenti, continuano ad affrontare gravi difficoltà economiche. Il rischio è il fallimento di molte imprese e la perdita di un know-how essenziale per il settore industriale del Paese, come ha sottolineato Fabio Greco, presidente di Confapi Taranto.

Per quanto riguarda il decreto, Confapi ha ribadito la necessità di accelerare l’attuazione delle misure senza ulteriori ritardi, giudicando positivamente l’iniezione di risorse, sebbene queste siano sottratte ad altre finalità. Tuttavia, l’obiettivo principale rimane quello di rendere lo stabilimento ecosostenibile, completando le prescrizioni AIA e garantendo tutte le manutenzioni necessarie per mantenere gli impianti sicuri e operativi.

I commissari straordinari di Acciaierie d’Italia, Giovanni Fiori, Davide Tabarelli e Giancarlo Quaranta, hanno illustrato i progressi compiuti, annunciando che nel 2025 la produzione arriverà a 3,6-4 milioni di tonnellate di acciaio, il doppio rispetto allo scorso anno. Ciò è stato possibile grazie agli investimenti governativi e alla riattivazione del secondo altoforno e degli impianti ausiliari, che hanno portato la produzione giornaliera a 9.500 tonnellate. Inoltre, l’azienda ha riacquisito il 95% dei clienti storici e, per i prossimi tre mesi, ha un portafoglio ordini di 740mila tonnellate di acciaio a un prezzo medio di 638 euro per tonnellata.

Nonostante i segnali di ripresa, la sostenibilità economica della società sarà raggiunta solo con una produzione di almeno 5 milioni di tonnellate annue, un traguardo che richiede ancora un milione di tonnellate in più rispetto alle previsioni attuali.

Nel frattempo, resta aperta la questione della vendita dell’ex Ilva. Il governo ha deciso di prorogare la procedura fino al 14 febbraio, dopo la scadenza iniziale del 31 gennaio. Al momento, sono pervenute dieci offerte, ma solo tre riguardano l’acquisizione dell’intero gruppo: Baku Steel (Azerbaigian), Jindal Steel (India) e il fondo d’investimento Bedrock Industries (USA). Nessuna delle proposte si avvicina alla cifra di 1,5 miliardi di euro, considerata necessaria dall’esecutivo per garantire la stabilità dell’azienda e dei suoi 10.000 dipendenti. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha ribadito che lo Stato non resterà nell’azionariato di Acciaierie d’Italia, auspicando un maggiore impegno da parte dei privati nel rilancio dell’azienda.


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