Natale

Natale povero. Spese condominiali, rate del mutuo, assicurazione della macchina e rette universitarie. Gli italiani destineranno buona parte della loro tredicesima alle spese incomprimibili, tagliando su tutto il resto. L’inflazione a doppia cifra, il caro-energia che con l’arrivo dell’inverno si fa sentire ancora di più e l’incertezza per il futuro spingono a ridurre le spese superflue.

Nonostante un valore complessivo delle tredicesime più elevato rispetto allo scorso anno, per effetto dell’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato, si stima una riduzione della quota destinata ai consumi, che toccherà il livello minimo da 15 anni a questa parte. Il dato emerge dall’analisi dei consumi di Natale e dell’utilizzo delle tredicesime a cura di Confcommercio, che prevede una media di 1.532 euro per famiglia in termini di potenziali consumi.

Tredicesime in aumento ma consumi ridotti

Le tredicesime di dipendenti e pensionati, al netto delle imposte, quest’anno sono in aumento: 47,3 miliardi di euro, contro i 44,4 miliardi del 2021, in ragione della nuova occupazione, dell’ingresso di nuovi pensionati con maggiori contributi e della minore Irpef. I consumi derivanti dalle 13esime, però, si riducono in termini reali, abbiamo detto a 1.532 euro a famiglia. Rispetto alle tredicesime nel 2008, ad esempio, gli italiani avevano a disposizione 1.810 euro. La riduzione, però, secondo Confcommercio, non implica necessariamente minori consumi a dicembre: tutto dipenderà dalla fiducia delle famiglie – aumentata a novembre – e dai nuovi sostegni del governo. Se la fiducia dovesse confermarsi “potremmo avere un’ennesima bella sorpresa”, ha spiegato il direttore del Centro Studi, Mariano Bella, secondo cui “nonostante i numeri e la disponibilità sia ridotta ci sono aspettative favorevoli”.

Per i regali di Natale la spesa complessiva sarà di 6,7 miliardi di euro. Una media di 157 euro pro capite, 540 per famiglia. Una spesa che si riduce un po’ rispetto all’anno precedente, ma che “non desta segnali di particolare stress o preoccupazione”. Quanto alla propensione a fare regali di Natale quest’anno passa da 41,1% del 2021 a 41,7%, invertendo una tendenza negativa iniziata nel 2015. Un piccolo segnale positivo. L’economia ha tenuto, grazie anche al boom del turismo, e il piccolo incremento dei consumi del 4,5% per il 2022 proviene dalla trasformazione dell’eccesso di risparmio accumulato durante la pandemia in maggiori consumi. Un eventuale peggioramento della fiducia, però, arresterebbe questo processo.

L’indagine di Confcommercio fotografa anche il boom di acquisti durante la settimana del Black Friday, che hanno superato i 4 miliardi di euro. La settimana di sconti alla fine di novembre ha visto una crescita nei consumi rispetto all’anno scorso del 14,3% (16,7% online e 11,8% nei negozi fisici). La spesa media è stata di 250 euro, ben 16 milioni gli italiani coinvolti. “La Black Week è una spia concreta, che potrebbe dirci cose sul 2023”, ha affermato Bella.

L’inflazione entra nel menù di Natale

Rispetto allo scorso Natale si spende oggi il 10,5% in più per la carne, il 10% in più per il pesce, il 21,6% in più per le uova, il 41,7% in più per il burro, il 52,3% in più per l’olio di semi” sottolinea Assoutenti. Il prezzo dell’olio di semi, naturalmente, è determinato soprattutto dalla guerra in Ucraina. “Lo zucchero sale del 49%, la verdura del 15,2%, l’acqua minerale del 15,5%. Forti aumenti anche per il latte, i formaggi (+16,8%), il riso (+35,3%), farina e cereali (+23,5%), il pane (+15,9%) e la pasta (+21,3%)”.

E che Natale sarebbe senza l‘albero? In questo caso il Codacons segnala un rincaro medio del 40% per quanto riguarda gli alberi sintetici venduti dalle principali catene commerciali, mentre le luci e le catene luminose (che mica vorrete lasciarlo spoglio?) “registrano incrementi medi del 25%, e per le classiche palline e decorazioni per l’albero di Natale, i cui prezzi salgono mediamente del 20%”.

Doppia dose di lenticchie, quindi, perché ce ne è sempre bisogno.