Salario minimo

In 21 dei 27 Stati membri Ue è stato già introdotto il salario minimo, ma l’Italia non ha ancora provveduto a tale riforma. La discussione politica e parlamentare c’è, l’obiettivo è poter avviare il provvedimento già in questa legislatura che sta volgendo al termine, ma difatti il salario minimo nel Belpaese ancora non c’è. Tra i Paesi dell’UE il salario minimo non esiste, oltre che in Italia, anche in Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia.

La soglia minima

Ma cosa è ed a cosa serve? Il salario minimo è la retribuzione di base per i lavoratori di differenti categorie, stabilita per legge, in un determinato arco di tempo. Non può essere in alcun modo ridotta da accordi collettivi o da contratti privati. È in sostanza, una “soglia limite” di salario sotto la quale il datore di lavoro non può scendere. Una garanzia per il lavoratore di avere una paga minima stabilita per legge che tenda ad assicurare la possibilità di vivere dignitosamente. Ma si tratta di un provvedimento che va studiato bene perché introdurlo senza un’attenta riflessione potrebbe portare ad un irrigidimento del mercato del lavoro o addirittura alla dislocazione della produzione per ammortizzare l’aumento degli alti costi del lavoro italiano.

Il costo del lavoro e il salario minimo: la stretta connessione

Bisogna ricordare che in Italia il costo del lavoro è al 46% e sul cuneo fiscale, secondo le stime di Commissione Ue e Istat, hanno numeri superiori ai nostri solo Austria (47%), Germania (49%) e Belgio (51%). Questi ultimi due, però, hanno un carico minore sui datori di lavoro e stipendi più alti. La situazione attuale non fotografa uno scenario rassicurante per il quale bisogna intervenire immediatamente trattandosi di un Paese ricco di potenzialità come l’Italia, che è pure un membro del G7. Secondo l’Ocse, infatti, l’Italia è l’unico Paese in Unione Europea in cui i salari sono diminuiti rispetto a 30 anni fa (-2,9%). Avanti a noi (per intenderci) c’è la Spagna che segna un +6,2%. Francia e Germania superano il 30%. In questo scenario bisogna anche aggiungere che in Italia l’inflazione è tornata ai livelli del 1986.

Giovani italiani e stipendi

E i giovani? Neanche loro se la passano meglio rispetto ai colleghi europei in quanto a stipendi. Nella fascia 18-24 un italiano guadagna in media poco meno di 16mila euro annui mentre in Francia, Germania e Belgio si arriva rispettivamente intorno a 20-24-25mila euro annui.

La direttiva europea

Raggiunto l’accordo sulla direttiva Ue per il salario minimo. La direttiva punterà a istituire un quadro per fissare salari minimi adeguati ed equi. Un indirizzo, non un obbligo, ad uniformarsi.

Non imporremo un salario minimo all’Italia, non è questo il punto“. Lo dice il commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, in conferenza stampa dopo l’accordo politico sul salario minimo raggiunto nella notte tra le istituzioni europee. “Sono molto fiducioso che alla fine il governo italiano e le parti sociali raggiungeranno un buon accordo per rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto per coloro che non sono ben tutelati, e alla fine arriveranno alla conclusione che potrebbe essere importante introdurre il sistema salariale minimo in Italia. Ma spetta al governo italiano e alle parti sociali farlo”, sottolinea.

 

M. Alt.