Il dibattito sull’acquisizione della cittadinanza italiana per gli stranieri torna al centro della scena politica, con le recenti dichiarazioni della Lega che ribadiscono il loro fermo no a qualsiasi modifica della legge vigente. Il confronto tra le diverse posizioni sui principi dello ius soli e dello ius scholae si intensifica, rivelando le profonde divisioni all’interno della maggioranza di governo.
Il recente tweet della Lega, che ha sottolineato la validità dell’attuale legge sulla cittadinanza, ha riacceso il dibattito politico. Il partito di Matteo Salvini ha espresso il proprio dissenso nei confronti delle proposte di riforma, sostenendo che la legge attuale, basata sul principio dello ius sanguinis, sia adeguata. Il tweet ha citato i dati delle 230mila cittadinanze concesse dall’Italia, superiori a quelle di Spagna e Germania, per dimostrare l’efficacia dell’attuale sistema.
Dall’altra parte, Forza Italia, tramite il portavoce Raffaele Nevi, ha difeso la propria posizione favorevole allo ius scholae, sebbene non sia parte del programma di governo. Nevi ha espresso disappunto per gli attacchi da parte di un alleato di coalizione e ha ribadito che il suo partito resta contrario allo ius soli, ma è aperto a modifiche che permettano ai minori stranieri di acquisire la cittadinanza attraverso il completamento di un ciclo scolastico di almeno cinque anni.
Il dibattito su questo tema è emerso anche in seguito ai successi italiani alle Olimpiadi di Parigi e a un recente atto vandalico contro un murales “antirazzista” dedicato alla campionessa Paola Egonu. Questi eventi hanno riacceso l’attenzione sull’importanza della questione della cittadinanza e dell’inclusione.
Attualmente, la legge italiana sulla cittadinanza, regolata dalla legge 91 del 1992, si basa sul principio dello ius sanguinis, che attribuisce la cittadinanza per discendenza. Per uno straniero nato in Italia, è necessario risiedere legalmente e senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età e dichiarare l’intenzione di acquisire la cittadinanza entro un anno dal compimento dei 18 anni. Gli stranieri arrivati da piccoli possono richiedere la cittadinanza al compimento della maggiore età, a condizione di aver vissuto in Italia con residenza legale e ininterrotta per almeno dieci anni. Tuttavia, il processo è spesso lungo e complesso, e le eccezioni per meriti sportivi non risolvono il problema per molti giovani cresciuti nel paese.
Le proposte di riforma, come lo ius scholae del 2022 e lo ius culturae del 2015, mirano a semplificare e accelerare il processo di acquisizione della cittadinanza per i minori stranieri. Lo ius scholae avrebbe potuto rendere italiani circa 135.000 studenti già presenti in Italia, mentre lo ius culturae prevedeva la concessione della cittadinanza al termine di un ciclo scolastico completato con successo. Entrambe le proposte hanno incontrato ampio sostegno, ma non sono andate avanti dopo il cambio di legislatura.
La questione dello ius soli, che prevede la cittadinanza automatica a chi nasce sul territorio nazionale, resta un tema di dibattito, ma nessuna proposta di legge italiana ha mai previsto un diritto così ampio. Paesi come Stati Uniti e Francia adottano forme di ius soli, con la condizione che i genitori del minore abbiano un permesso di soggiorno.
Il dibattito continua a riflettere le tensioni politiche interne e le diverse sensibilità sui temi dell’immigrazione e dell’inclusione, con le proposte di riforma che rimangono al centro del confronto politico.
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