Scontri serbia kosovo

Le nuove tensioni nel nord del Kosovo rischiano di far precipitare la situazione nel cuore dei Balcani, con la contrapposizione etnica che ha registrato un’escalation preoccupante sfociata in violenti scontri fra militari della Forza Nato e manifestanti serbi che si oppongono all’entrata in servizio di nuovi sindaci di etnia albanese nei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba.

I nuovi gravi incidenti, dopo quelli di venerdì scorso, sono avvenuti a Zvecan, dove i militari della Kfor, dopo ripetuti avvertimenti e appelli alla levata dei blocchi che impedivano anche il movimento dei mezzi della polizia locale, hanno affrontato i dimostranti serbi che assediavano da ore la sede del Municipio locale per impedire al nuovo sindaco di insediarsi nel suo ufficio.

Nei duri scontri i militari hanno fatto largo uso di sfollagente, lacrimogeni e bombe assordanti, mentre i serbi hanno risposto con un fitto lancio di sassi, bottiglie, molotov e altri oggetti.

Il bilancio della battaglia è pesantissimo, con decine di soldati Nato rimasti feriti, 14 dei quali italiani, del nono Reggimento alpini L’Aquila. In un primo momento si era parlato di 41 militari coinvolti ma il comando della Kfor ha riferito di 34 soldati feriti di varie nazionalità. Tre dei nostri connazionali hanno riportato ferite abbastanza serie – per lo più ustioni per il lancio delle molotov e fratture – ma non sono in pericolo di vita. E’ inammissibile, sostengono i serbi, che sindaci in rappresentanza del 2% della popolazione governino città i cui abitanti sono al 98% di etnia serba. Gli scontri sono avvenuti al termine di una giornata frenetica e piena di incontri, contatti e telefonate nel tentativo di disinnescare quella che appare essere una bomba pronta a esplodere in qualsiasi momento con conseguenze imprevedibili.

Russia incolpa Nato

E Mosca non ha tardato a farsi sentire: la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha accusato la Nato di avere agito in modo “non professionale”, provocando “una violenza non necessaria” e una “escalation” della situazione. L’Occidente deve mettere fine alla sua “falsa propaganda” sul Kosovo – ha aggunto – e “smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai Serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà”.

L’alleanza Atlantica, intanto, ha rafforzato la presenza Nato nell’area ‘calda’: inviati 700 soldati delle Forze di Riserva Operativa (ORF) per i Balcani occidentali, che erano pronte all’impiego in sette giorni.

“Il dispiegamento di ulteriori forze Nato in Kosovo è una misura prudente per assicurare che la Kfor abbia le capacità necessarie per mantenere la sicurezza in conformità con il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato l’ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante dell’Allied Joint Force Command di Napoli.