La misura politica simbolo del Movimento 5 stelle è tornata sotto attacco. Dopo un anno di polemiche sul tema, infatti, il leader del Partito Italia Viva, Matteo Renzi ha annunciato di depositare in Cassazione il quesito referendario sulla cancellazione del reddito di cittadinanza. È possibile quindi che prima o poi i cittadini siano chiamati a votare un referendum abrogativo, eliminando la misura. Dopo il conclamato flop della petizione lanciata sul sito di partito Iv, la quale ha registrato solamente cinquemila firme, ora sembrerebbe che il senatore fiorentino sia pronto a presentare il quesito referendario.
La proposta di Renzi di depositare il quesito referendario
Renzi avrebbe scelto un momento delicato (se non fragile) della politica italiana. Infatti, il reddito di cittadinanza è uno dei motivi per cui si è giunti all’attuale crisi di governo, inserito nella lista di richieste in nove punti consegnata da Conte a Draghi. A oggi i pentastellati stanno ancora decidendo se rinnovare o meno la fiducia nel governo. E se da un lato il fronte di chi è contrario al reddito di cittadinanza è sempre più ampio, almeno in politica con il centro destra unito contro tale sussidio, dall’altro è opportuno considerare che le azioni di Renzi potrebbero essere una trovata elettorale con lo spettro delle future elezioni.
In ogni caso se Renzi depositasse in Cassazione il quesito referendario non sarebbe comunque possibile votare a breve il referendum abrogativo. Infatti, dopo la presentazione alla Cassazione, Italia Viva avrà tempo 90 giorni per raccogliere 500mila firme; le sottoscrizioni dovranno essere consegnate entro il 30 settembre; e solo dopo i controlli di Cassazione e Corte costituzionale Mattarella dovrebbe indire il referendum in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Il Referendum per abolire il Rdc non si potrà votare prima della primavera 2025
Siccome a marzo 2023 terminerà naturalmente la legislatura, per il 2022 non si possono presentare richieste di referendum e la stessa regola vale anche nei sei mesi successivi alle elezioni, quindi almeno fino all’autunno del 2023. Considerando le procedure necessarie per approvare e indire un referendum, è probabile che per votare un possibile referendum sull’abolizione o meno del reddito di cittadinanza bisognerà attendere la primavera 2025.
Quante persone usufruiscono del rdc?
Il reddito di cittadinanza ad agosto 2021 è stato erogato a quasi 1,36 milioni per un importo medio a nucleo di 545,95 euro e una spesa complessiva nel mese di 742 milioni. Lo si legge nell’Osservatorio sul reddito e pensione di cittadinanza.
La platea dei percettori di Reddito di cittadinanza e di Pensione di Cittadinanza è composta da 2,58 milioni di cittadini italiani, 318mila cittadini extra comunitari con permesso di soggiorno UE e 119mila cittadini europei. La distribuzione per aree geografiche vede 301.000 famiglie beneficiarie al Nord per 592mila persone coinvolte. Al Centro le famiglie che hanno il sussidio sono 213.393 per 427mila persone coinvolte mentre al Sud le famiglie con il Reddito o la pensione di cittadinanza sono 844.938 per oltre 2 milioni di persone coinvolte. Nella sola provincia di Napoli le famiglie che percepiscono il sussidio sono 179.924, praticamente pari all’intera Lombardia e Piemonte (180mila).
Quanto ci costa il RdC?
Ogni posto di lavoro “creato” con il Reddito di Cittadinanza (RdC) è costato allo Stato almeno 52 mila euro. Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25 mila euro.
I numeri
I dati a livello provinciale ci dicono che nelle province di Caserta (147.036) e di Napoli (555.646) si concentrano complessivamente quasi 703 mila beneficiari del RdC. Se questi ultimi li rapportiamo al numero totale presente in Italia (3.550.342), in queste 2 province campane si concentra il 20 per cento circa dei percettori totali di questa misura. Come era prevedibile, altrettanto significativo è il numero di RdC erogati dall’Inps nelle grandi aree metropolitane: a Roma sono 240.065, a Palermo 212.544, a Catania 169.250, a Milano 122.873, a Torino 104.638 e a Bari 92.233.