Con la vittoria del Sì al referendum sulla cittadinanza, previsto per l’8 e 9 giugno 2025, l’Italia potrebbe registrare l’ingresso di oltre 1,4 milioni di nuovi cittadini italiani, secondo una stima diffusa da Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) nell’ultimo numero della rivista Informazioni.
L’impatto potenziale del provvedimento sarebbe significativo sia dal punto di vista demografico che territoriale. Si parla precisamente di 1.417.374 nuovi cittadini italiani, con una distribuzione fortemente sbilanciata verso il Centro-Nord (1.231.317 persone) rispetto al Mezzogiorno (204.003). A livello anagrafico, 291.204 sarebbero minorenni, con 252.419 residenti nel Centro-Nord e 38.676 nel Sud. La possibilità di acquisizione della cittadinanza, in molti casi, deriverebbe dalla trasmissione diretta da genitori naturalizzati, oppure, per i più grandi, dalla richiesta personale al raggiungimento della maggiore età.
Secondo l’analisi territoriale, i numeri più elevati si registrano nelle grandi aree metropolitane. Milano guida la classifica con 157.000 potenziali beneficiari, seguita da Roma con 134.000, che insieme rappresentano il 20% del totale nazionale. Seguono, con numeri comunque significativi, le province di Brescia (52.345), Bergamo (43.439) e Firenze (42.445).
Napoli emerge come la provincia con il maggior numero di potenziali beneficiari nel Mezzogiorno, 39.245 persone, superando anche realtà del Nord come Torino, ferma a 38.465. Al secondo posto nel Sud figura Bari, con 15.851 potenziali nuovi cittadini.
Anche sul fronte dei minorenni, i dati confermano la forte incidenza del fenomeno nei contesti urbani più dinamici e popolosi. A Milano sarebbero 33.207 i bambini e ragazzi interessati, a Roma 25.015. Altre province con una presenza significativa di minorenni beneficiari sarebbero Modena, Verona, Bologna e Venezia, con numeri stimati tra i 7.000 e i 12.000.
L’analisi di Svimez evidenzia quindi come un eventuale via libera alla riforma della cittadinanza porterebbe non solo a un ampliamento formale della popolazione italiana, ma anche a un impatto strutturale su territori, scuole, servizi e lavoro, specie in quelle realtà dove la presenza di cittadini stranieri è già oggi parte integrante del tessuto sociale.
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