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La mobilità sanitaria continua a rappresentare una sfida per la Campania, che nel 2022 ha registrato un saldo negativo di circa 308,4 milioni di euro a causa delle cure prestate ai propri cittadini in altre regioni. È quanto emerge dal rapporto della Fondazione Gimbe, che analizza il fenomeno della migrazione sanitaria in Italia e mette in evidenza le difficoltà del Mezzogiorno nel trattenere i pazienti all’interno dei propri confini.

Secondo il documento, il 54,4% delle prestazioni sanitarie erogate fuori regione si è rivolto al privato accreditato, sottolineando il ruolo crescente delle strutture private nel soddisfare la domanda di cure dei cittadini campani. Questo dato riflette la necessità di potenziare l’offerta sanitaria regionale per ridurre la dipendenza da altre realtà territoriali.

La Campania è stata inserita tra le regioni con un saldo negativo rilevante, ma allo stesso tempo emerge un dato positivo: la regione è la prima nel Sud per crediti da mobilità sanitaria attiva, con un valore che sfiora i 200 milioni di euro. Questo significa che una quota significativa di pazienti provenienti da altre regioni ha scelto la Campania per ricevere cure mediche, segnalando eccellenze sanitarie capaci di attrarre mobilità attiva.

L’analisi fa riferimento anche ai dati Agenas, secondo cui il 78,5% della mobilità sanitaria per i ricoveri a livello nazionale è determinato dalla libera scelta del paziente, mentre il 17,4% è legato a prestazioni in urgenza. Questi numeri indicano che, nella maggior parte dei casi, i pazienti decidono volontariamente di spostarsi per ricevere cure migliori, mentre una parte più ridotta è costretta a farlo per necessità cliniche urgenti.

La fotografia scattata dal rapporto Gimbe evidenzia dunque uno squilibrio persistente tra Nord e Sud, con la Campania che soffre un forte deficit economico dovuto alla migrazione sanitaria, ma che allo stesso tempo riesce a mantenere un ruolo centrale nell’accoglienza di pazienti da altre regioni.


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