Superbonus, dichiarazione Massimo Di Santis
Massimo Di Santis, presidente del gruppo Giovani Confapi di Napoli

«Il superbonus è diventato l’oggetto misterioso di questa legislatura. Da un lato, infatti, il governo centrale proroga e finanzia la misura; dall’altro invece il premier in persona, Mario Draghi, lo sconfessa pubblicamente. Svuotandolo dal punto di vista politico e creando fibrillazioni in tutto il mondo dell’edilizia che è e resta uno dei capisaldi della nostra economia. Un cortocircuito che onestamente lascia perplessi». A dirlo è Massimo Di Santis, presidente del gruppo Giovani Confapi di Napoli.

«In queste ultime settimane, gli operatori impegnati nel labirinto superbonus hanno visto moltiplicarsi non solo gli adempimenti (l’ultimo dei quali è il possesso della Soa per lavori superiori ai 516mila euro, a partire dal 1° luglio 2023) ma hanno assistito, altresì, a una paralisi che ha colpito il sistema bancario per quanto riguarda i nuovi contratti. I divieti sulla cessione del credito, recentemente poi rettificati ancora una volta in corsa cercando di mitigarne i dirompenti effetti a cascata, hanno imposto agli istituti finanziari la necessità di verificare la propria capienza. Il che, rapportato alle continue e rapide esigenze di trasferibilità dei crediti da parte delle aziende edili, esigenze che lo Stato ha deciso chissà perché di ignorare, sta creando un default di sistema che tra non molto diventerà drammaticamente visibile a tutti».

«È chiaro che il superbonus è stata una misura di grande impatto varata in un momento storico particolarmente difficile, e che è diventata purtroppo oggetto di strumentalizzazione e di battaglia politica. Ed è altrettanto evidente che ci sono ampi margini di miglioramento nel meccanismo di funzionamento per evitare truffe e infiltrazioni criminali che così ampia eco hanno trovato sui giornali. Ma non è possibile che il governo non riesca a rendersi conto che complicare la vita alla totalità delle imprese non scoraggerà quella parte (minima) di aziende criminali che continueranno a operare nel sottobosco economico. Questo atteggiamento, al contrario, creerà problemi agli imprenditori onesti e perbene che, più prima che poi, si troveranno nelle condizioni di dover gettare la spugna. E a pagarne lo scotto saranno tutti».