Decarbonizzazione commissione europea

Nel quadro delle valutazioni del Semestre europeo pubblicate oggi, mercoledì 4 giugno, la Commissione europea ha confermato che l’Italia, insieme ad altri cinque paesi, non necessita di nuove misure di risanamento dei conti pubblici, in quanto la traiettoria della spesa netta appare coerente con gli impegni previsti. Il nostro Paese si distingue per una crescita della spesa pubblica più contenuta del limite raccomandato, generando così un margine di manovra, definito a Bruxelles un “tesoretto virtuale”.

In particolare, la spesa netta italiana nel 2025 è prevista crescere dell’1,2%, contro un tetto massimo raccomandato dell’1,6%. Questo scarto dello 0,4% corrisponde a circa lo 0,2% del PIL, ovvero una somma prossima ai 4-4,2 miliardi di euro, che potrebbe rappresentare una riserva per interventi futuri senza violare i parametri fiscali europei.

Nonostante il via libera sul fronte dei conti, la Commissione europea ha ribadito la necessità di interventi strutturali in diverse aree strategiche dell’economia italiana. In particolare, Bruxelles ha segnalato la scarsa efficacia della spesa pubblica, l’inefficienza nell’uso dei fondi di coesione e la persistente debolezza in termini di competitività.

Tra le raccomandazioni prioritarie per il biennio 2025-2026, si invita il governo italiano ad adottare una riforma fiscale più favorevole alla crescita, intensificare la lotta all’evasione, ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e procedere con l’aggiornamento dei valori catastali, in un’ottica di equità e modernizzazione del sistema abitativo.

Altre aree critiche segnalate dalla Commissione includono la necessità di rafforzare il ruolo delle università nell’innovazione, migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, soprattutto a livello locale, e favorire l’aggregazione tra piccole e medie imprese, con l’obiettivo di aumentare la resilienza del tessuto produttivo nazionale.

In tema di difesa, Bruxelles ha evidenziato che la spesa italiana è rimasta stabile all’1,2%-1,3% del PIL tra il 2022 e il 2025, in calo rispetto all’1,4% del 2021. Una traiettoria che potrebbe sollevare interrogativi rispetto agli impegni di sicurezza comune in ambito europeo e NATO.

Infine, nel Rapporto sugli squilibri macroeconomici, l’Italia continua a essere segnalata per uno “squilibrio” economico persistente, insieme ad altri paesi come Ungheria, Grecia e Svezia. Solo Romania presenta uno squilibrio classificato come “eccessivo”. Nel frattempo, Germania, Estonia e Cipro sono usciti dalla lista, grazie al miglioramento del loro saldo delle partite correnti.

Nel complesso, l’Italia ottiene un giudizio positivo sul piano della disciplina fiscale, ma resta sotto osservazione per le sue criticità strutturali, che rappresentano un nodo cruciale per una crescita economica solida e sostenibile nei prossimi anni.


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