Bonus 18app

A suscitare il dibattito sulla manovra di Bilancio al vaglio del governo Meloni, è la stretta sul bonus cultura, lo strumento introdotto dal governo Renzi per garantire a tutti i maggiorenni 500 euro da spendere in libri e consumi culturali in genere. Nel 2023, per godere del contributo sarà necessario uno di questi due requisiti: reddito familiare Isee al di sotto dei 35 mila euro (innalzato su richiesta di FI, rispetto ai 25 mila inizialmente previsti da FdI) o aver preso 100 all’esame di maturità. Per i neodiciottenni che si trovino in entrambe le condizioni (di reddito e di merito) il bonus sarà di mille euro.

Le reazioni politiche

Una decisione annunciata già qualche giorno fa dalla premier Giorgia Meloni, giudicata «scandalosa» dalle opposizioni. «La maggioranza — commenta l’ex ministra per la Famiglia, Elena Bonetti, di Italia viva — risparmia sottraendo risorse ai giovani. Trasforma una misura universale e di sostegno alla cultura in una che dipende dall’Isee dopo averne criticato per anni l’uso nell’ambito delle politiche familiari».

«Il ministro Sangiuliano – ha detto Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura e firmatario con Rossano Sasso (Lega) e Rita Dalla Chiesa (FI) del discusso emendamento alla manovra che abolisce la 18App – convocherà un tavolo ai primi di gennaio per un nuovo regolamento coinvolgendo tutte le associazioni di categoria. Siamo soddisfatti – ha concluso – per quella che è un’azione da riformisti conservatori». Il compito del tavolo sarà sostanzialmente quello di definire gli ambiti in cui poter spendere il bonus e, inoltre, per evitare le truffe, dovrebbero essere in arrivo anche sanzioni per gli esercenti che non applicano correttamente la procedura. L’emendamento poi ritirato prevedeva che parte dei 230 milioni di euro della app venissero reinvestiti per i lavoratori dello spettacolo «al contrario del governo precedente verranno aumentati i fondi» sull’indennità di discontinuità, ha spiegato ancora Mollicone.

Dettagli ancora da definire nel convulso lavoro per mettere a punto la manovra, ma bastano queste anticipazioni per scatenare la polemica su un tema evidentemente caldo. «Quello che sta accadendo in queste ore è tecnicamente uno dei più grandi scandali a cui io ho assistito da quando sono in Parlamento», tuona Matteo Renzi, senatore di Azione-Italia Viva. «Per chiarezza, 230 milioni di euro che erano per i giovani con 18App vengono azzerati e nello stesso bilancio mettono 890 milioni di euro per i presidenti della Serie A».

Irene Manzi, capogruppo Pd in Commissione Cultura spiega: «Tagliano i fondi, complicano le procedure, e concepiscono l’accesso alla cultura come un premio e non come un diritto universale. Confermano così quella idea distorta di merito che è premiare chi già ce la fa, punire chi fa fatica. Una visione paternalista che penalizza solo i più giovani e l’intero comparto culturale». «Follia e assoluta mancanza di buon senso del governo Meloni», sostiene la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera Anna Laura Orrico.

Sono soprattutto le categorie ad essere critiche

«Siamo preoccupatissimi», dice il presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi. «Non solo la soglia Isee esclude una parte rilevante dei ragazzi, ma le complicatissime procedure necessarie ad accedere al provvedimento scoraggeranno anche tutti gli altri». Così, aggiunge, «si indebolisce una misura che ha raggiunto risultati di assoluto rilievo, conquistando alla lettura – sono dati Istat – 183mila giovani che l’avevano abbandonata negli anni precedenti la maturità». Federculture chiede dunque che il Governo accolga la richiesta che viene da tutte le organizzazioni e dagli operatori della cultura di lasciare inalterata la norma, salvo aprire successivamente un tavolo di confronto per valutare eventuali modifiche o forme evolutive del provvedimento.

Anche il presidente dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi boccia la proposta: “Siamo preoccupatissimi. Se trovassero conferma le indiscrezioni di stampa secondo cui le risorse per la 18app sarebbero ridotte e la sua erogazione legata all’ISEE con il limite dei 35.000 euro, sarebbe una scelta profondamente dannosa per il mondo del libro proprio quando gli ultimi dati segnalano un brusco calo delle vendite nelle librerie”.