Il catasto compatta il centrodestra e spacca la maggioranza.
Si consuma sul prelievo sulla casa, la madre di tutte le battaglie sulle tasse, l’ennesimo incidente parlamentare, stavolta pienamente annunciato, che fa traballare il governo Draghi: la revisione dei criteri per la mappatura catastale tiene in scacco la commissione Finanze alla Camera per tutta la giornata e alla fine la riforma, così come scritta dall’esecutivo nella delega fiscale, è salva per un soffio.
La votazione sull’emendamento di centrodestra che chiede di cancellarla finisce 22 a 23 (e non passa), un solo voto che mostra tutte le difficoltà che avranno nelle prossime settimane i partiti a tenere insieme la larghissima alleanza di governo, che già fibrilla pure sugli appalti. Anche perché la Lega ha già annunciato che, perlomeno sul fisco, d’ora in poi si ritiene con le mani libere.
Catasto. I voti
Lega, Forza Italia e Coraggio Italia votano compatti e con loro due deputati di Alternativa (Alessio Villarosa e Alvise Maniero). Arrivano a 22, e sono battuti dai Leu, Pd, M5S e Iv (Marattin, presidente, non vota) cui si uniscono Manfred Schullian (in sostituzione di Nadia Aprile), Nunzio Angiola di Azione e, appunto, Alessandro Colucci di Nci.
Le spaccature emerse durante le elezioni del Capo dello Stato tornano a farsi vive alla prima vera prova del Governo: il tema divisivo delle tasse ha messo in evidenza le differenze tra le tante anime che compongono la squadra di governo.
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