Vela celeste scampia

Tre morti e sette bambine ferite. Questo il tragico bilancio del crollo del ballatoio avvenuto nella vela Celeste di Scampia nella serata di lunedì. Una tragedia che ha profondamente colpito l’intera città ed ha fatto nascere un legittimo dubbio: si sarebbe potuto evitare?

Secondo un documento del 2016, i rischi legati alla stabilità della Vela Celeste erano già stati identificati. In particolare, nel bando “Restart Scampia” dedicato alla riqualificazione della zona, si evidenziavano “distacchi delle passerelle, con grave pericolo per i residenti”. Il documento descriveva una rete di collegamenti pedonali costituita da passerelle in acciaio e cemento armato, soggette a degrado per via della forte corrosione e della scarsa manutenzione protrattasi negli anni.

L’indagine attuale, condotta dai sostituti procuratori Manuela Persico e Mario Canale della sezione “Lavoro e colpe professionali”, e coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, si concentra sulla verifica delle condizioni strutturali e sulle eventuali responsabilità per il crollo. Gli investigatori stanno esaminando la documentazione raccolta e ascoltando i testimoni della tragedia, inclusi gli sfollati che hanno riportato la presenza di continue vibrazioni negli ultimi mesi.

Gli esperti nominati dalla Procura di Napoli stanno esaminando se siano state rispettate le procedure di manutenzione e controllo della staticità della struttura, e se vi siano stati lavori non autorizzati o abusi edilizi, anche da parte dei residenti. Un’ipotesi in esame riguarda possibili interventi per facilitare attività illecite come il traffico di stupefacenti, che in passato hanno infestato l’area.

Le ipotesi di reato principali al centro dell’inchiesta sono il crollo colposo e l’omicidio colposo, con ulteriori accuse di lesioni che potrebbero essere aggiunte. La situazione è complessa e gli inquirenti stanno cercando di accertare se vi fossero inquilini abusivi presenti nell’edificio al momento del crollo.

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