Cognome di entrambi i genitori al figlio

Da oggi non sarà più automatica l’attribuzione del cognome paterno ai figli, grazie all’illegittimità delle norme che lo sancivano. I bambini porteranno infatti il cognome di entrambi i genitori, a meno che loro stessi decidano diversamente.

Dopo decenni di attesa…

L’articolo 262 del codice civile viene meno e la Corte chiarisce che d’ora in avanti la regola sarà che il figlio assuma il cognome di entrambi i genitori da loro concordato, salvo che questi decidano, in accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. Se dovesse mancare sintonia nella decisione, il bambino o la bambina avrà il cognome di entrambi. La Corte ha ritenuto inoltre «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre» e spiega che «nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale».  In alcuni paesi, tra cui la Spagna, attribuire ai bambini entrambi i cognomi è la normalità; in Italia invece, è sempre stato automatico che il nascituro fosse registrato all’anagrafe con il cognome paterno.

La parità di genere

Tramonta, pertanto la potestà maritale, anacronistica e lesiva dei diritti delle donne, non più coerente con la tanto agognata parità di genere. Uomini e donne dunque sono rigorosamente sullo stesso piano, almeno per la scelta del cognome della prole. La Corte ha così scelto di giudicare incostituzionale l’obbligo del solo cognome paterno, rispettando le indicazioni della Corte di Strasburgo che aveva già dibattuto la norma in vigore e scegliendo di seguire il progresso e di sbloccare una battaglia durata decenni.

Nel 2006 infatti la Corte aveva scritto che la trasmissione del solo cognome paterno era «il retaggio di una convenzione patriarcale della famiglia» e aveva esortato il parlamento a cambiare la legge. Fino ad oggi il Parlamento aveva temporeggiato con un ddl che giace da tempo in Commissione in Senato, procrastinato come al solito. Eppure sembra proprio che una piccola conquista ci sia stata davvero, anche se il cammino verso la parità di genere rimane ancora lungo.

Le polemiche

Non sono mancate le polemiche. Perché al di là della parità nell’attribuzione del cognome, sarebbe il caso che, in gravidanza, nessuna donna dovesse subire ritorsioni o peggio ancora il licenziamento. Così come dovrebbe essere prevista un’aggravante per le molestie sessuali sul luogo di lavoro. Dei percorsi di reinserimento nel mondo del lavoro per coloro che denunciano una violenza sia domestica che sul posto di lavoro. 

Ci vorrebbero più asili nido perché quando nasce un bambino, statisticamente, sono le donne a lasciare il lavoro se non possono permettersi una baby sitter o una scuola privata. Perché va benissimo dare anche il cognome della madre ai figli ma questo suonerà ancora come una presa in giro per molte donne che vedono i loro diritti negati ogni giorno e la vera parità di genere solo come un miraggio. Queste, le rimostranze più gettonate del web.

Intanto, a Pesaro, è avvenuta la prima decisione di un Tribunale italiano che ha assegnato il cognome materno al figlio minorenne. Si tratta della prima decisione dopo la pronuncia della Corte Costituzionale che sancisce la possibilità del doppio cognome. Il Tribunale di Pesaro, ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci, per la madre di un minorenne che chiedeva il riconoscimento anche del cognome materno al figlio, nonostante l’opposizione del padre.