Domenica 25 settembre gli italiani sono chiamati al voto per eleggere il nuovo Parlamento dopo la caduta del Governo Draghi. E queste elezioni segnano uno spartiacque importante perché sono le prime che si tengono a seguito della riforma costituzionale n.1 del 19 ottobre 2020 che ha ridotto da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori. Si eleggeranno, difatti, 600 parlamentari in tutto, ai quali si aggiungeranno i senatori a vita (non più di cinque nominabili dal Capo dello Stato).
Esclusioni e sistema elettorale
La riduzione dei seggi in Parlamento (circa il 30%) avrà come prima conseguenza l’esclusione di molti degli attuali deputati e senatori, che non torneranno in Aula dopo la prossima tornata elettorale. Con la nuova norma i collegi uninominali, assegnati con il sistema maggioritario, sono 221 (147 alla Camera e 74 al Senato) mentre quelli plurinominali su base proporzionale sono complessivamente 367 (245 alla Camera e 122 al Senato). A questi si aggiungono i 12 collegi riservati ai deputati e ai senatori eletti all’estero (8 alla Camera e 4 al Senato).
La riduzione dei seggi si rifletterà di conseguenza in tutte le regioni. Nel 2018 in Campania i parlamentari eletti furono in totale 89 mentre dalle urne del 25 settembre usciranno 56 onorevoli: 38 deputati e 18 senatori.
Soglie di sbarramento
L’attribuzione dei seggi ha regole precise ed è in base ad esse che i partiti si danno battaglia in campagna elettorale. Le coalizioni dovranno raggiungere il 10%, mentre le singole liste, a prescindere dal fatto che siano coalizzate o meno, devono superare il 3% per entrare in Parlamento. Se non si raggiunge questa soglia la forza politica in questione non viene ammessa alla ripartizione dei seggi nella parte plurinominale. Se rimane sotto il 3% ma supera l’1%, i voti non vengono dispersi ma ripartiti tra le altre liste della coalizione che hanno superato la soglia di sbarramento. Al Senato sono ammesse anche quelle liste che abbiano raggiunto almeno il 20% in una determinata regione.
M. Alt