Dal Nauticsud di Napoli parte un nuovo grido d’allarme per la nautica. Prosegue la battaglia per riuscire a dotare la città di Napoli e la regione Campania di nuovi approdi, ma si inizia a parlare anche di una contrazione del mercato. Due fenomeni apparentemente slegati, ma che invece rappresentano due facce della stessa medaglia, come ci ha spiegato il presidente di Afina, organizzatore del salone nautico partenopeo, Gennaro Amato.
Quali sono i numeri della crisi del settore delle piccole e medie imbarcazioni?
La contrazione del mercato al momento è intorno al 15%, che con il salone stiamo provando a recuperare e i primi dati sono confortanti, ma l’indicazione del mercato è chiara, nonostante nei primi giorni ci siano già state delle vendite. La nostra situazione è quella di chi ha dieci litri d’acqua da versare in una tanica da cinque litri. Purtroppo mancano le marine e quindi chi vuole acquistare una barca è frenato non avendo le strutture necessarie a disposizione.
Che ruolo ha la città di Napoli nel mercato della nautica?
Napoli è senza dubbio la capitale delle aziende produttrici, soprattutto nel segmento medio-piccolo, per tutta la filiera, ma non ha marine. L’unico approdo disponibile è Mergellina, una struttura costruita nel 1960 che non può più accogliere le richieste e le necessità del mercato attuale. Altri pontili, come quelli di Nisida, sono temporanei. Al settore serve avere porti turistici che siano degni di questo nome, che siano a Bagnoli, a San Giovanni, a Portici o altrove, come avviene in altri posti d’Italia.
La contrazione del mercato può essere individuata anche in altri fattori, come un’iper-produzione che abbia saturato il mercato?
La nautica è fatta da artigiani, non ci sono produzioni in serie come nelle aziende di automobili, per fare un esempio. Il numero di barche costruite non può mai essere così alto da creare un tappo al mercato. È chiaro che l’economia del momento incide, ma il problema di fondo è quello delle infrastrutture: pensiamo che all’improvviso vengano chiuse le autostrade, cosa accadrebbe al settore delle auto? Per noi i marina sono come le autostrade per l’automotive, il mercato è legato necessariamente agli ormeggi, che sia per il mercato del nuovo o dell’usato.
Le difficoltà a realizzare marina sono legate a questioni burocratiche o c’è altro?
L’imprenditoria è fatta di progetti, ambiziosi o meno. Noi abbiamo delle leggi che sono legate a un mondo che ormai si è trasformato e non possono essere il riferimento oggi. Le regole vanno cambiate, devono esserci ma devono essere al passo con i tempi, snellendo le procedure. Il mondo della nautica non ha difficoltà a trovare soldi per la costruzione delle marine. Pensiamo agli stadi: quelle strutture vanno riempite, un porto turistico se lo costruisci lo riempi in poche ore, quindi chiunque abbia disponibilità può impegnarsi sapendo che avrà facilità nella gestione. Vanno però adeguati i piani paesaggistici per permetterne la costruzione. Genova ha iniziato a ragionare su questa linea, la strada si può trovare e come Afina ci stiamo provando. Siamo l’unica associazione ad aver posto in Italia questo problema già da anni e ogni anno per noi è una battaglia da portare avanti perché serve a noi ma serve anche allo sviluppo della città di Napoli.
di Carlo Zazzera
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