Agricoltura biologica

Durante il secolo scorso l’energia non rinnovabile – principalmente fossile – ha giocato un importante ruolo nell’incrementare la produttività dei nostri sistemi alimentari e sostenere, così, l’aumento esponenziale della popolazione mondiale.

Questa dipendenza si è presto svelata, però, un’arma a doppio taglio, costringendo il nostro sistema economico a dipendere dai Paesi ricchi di giacimenti e miniere. La conseguenza la stiamo vivendo in questi tempi: sistemi agricoli sempre più esposti alle fluttuazioni dei prezzi dei combustibili fossili, siano essi causati da instabilità politica o dall’aumento della domanda. Senza considerare le catastrofi ambientali causate dalla ricerca di fonti sempre più scarse di energia fossile, come il disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel 2010 e quello del progetto Exxon per il gas naturale in Papua Nuova Guinea nel 2012.

I benefici

Si tratta di una sfida importante per la società che, mai come in questo periodo in cui i prezzi dell’energia sono alle stelle, è diventato imperativo affrontare, sviluppando forme di coltivazione meno dipendenti da fonti energetiche esauribili. 

L’agricoltura biologica può venirci in aiuto: oltre a fare molto bene al nostro corpo, con delle produzioni meno inquinate da concimi chimici e più naturali, pare fornisca un approccio più efficiente dal punto di vista energetico grazie alla maggiore attenzione a metodi di produzione sostenibili. E’ quanto è emerso recentemente da un’analisi di Coldiretti: le pratiche adottate dall’agricoltura biologica abbattono i consumi di energia di circa il 30% rispetto all’agricoltura tradizionale. 

A cosa è dovuto questo risparmio?

Tanti sono i fattori che sembrano intaccare positivamente il bilancio energetico dei prodotti sulla nostra tavola. In primis la rinuncia ai concimi chimici, che provengono quasi sempre dall’estero e il cui prezzo è aumentato quest’anno fino al 170%, e la sostituzione con il letame e il compostaggio dei residui organici.

Un altro vantaggio è da ricercare nelle filiere corte dell’agricoltura biologica, quelle che chiamiamo “Km 0”: restringendo la filiera di distribuzione e di approvvigionamento, si riducono le emissioni di anidride carbonica, con un importante risparmio in termini economici e un grande beneficio per l’ambiente.

Infine l’energia che viene utilizzata nelle aziende agricole è spesso quella derivante da biomasse, scarti di produzione che, attraverso l’impiego della tecnologia, possono trasformarsi in combustibili o anche direttamente in energia elettrica e termica.

Una vera e propria “economia circolare” che rende resilienti agli shock esogeni le nostre imprese e che fa balzare l’Italia in cima alla classifica dell’agricoltura green nei Paesi europei, anche grazie alla crescente attenzione da parte dei consumatori finali e all’instaurarsi, soprattutto tra i giovani, di una sensibilità sui temi della sostenibilità.

di Serena Lena