Stagflazione

L’aumento del prezzo della benzina ha causato un’escalation dell’aumento generalizzato dei prezzi che sta bloccando un paese intero. In Italia potrebbe verificarsi la stagflazione, ovvero il verificarsi dell’inflazione e della stagnazione. Con il termine inflazione, secondo l’enciclopedia Treccani, si intende un “Aumento progressivo del livello medio generale dei prezzi, o anche diminuzione progressiva del potere di acquisto (cioè del valore) della moneta“. Mentre, con il termine stagnazione si intende, sempre secondo Treccani, una “condizione in cui produzione e reddito nazionale restano immobili, senza aumentare né diminuire.”

In poche parole, in questo caso, si parla di ristagno economico, ovvero un’economia reale che non cresce e rimane ferma. Quindi, con il termine stagflazione si intende un aumento generalizzato e progressivo dei prezzi, delle tasse, e di una crescita bassa o nulla del prodotto.

Negli anni ’70 la prima stagflazione. Quando si verifica?

Il teorizzatore della stagflazione è Milton Friedman, il quale riuscì a prevedere questo evento economico particolare in due momenti storici: con il crollo del sistema di Bretton Woods, nel 1971, e con la seconda crisi petrolifera, nel 1979. Si verifica quando la crescita dei prezzi non è generata da una crescita della domanda ma è provocata da fattori esterni e non controllabili.

Proprio quello che stiamo vivendo in questi giorni. Infatti, la guerra ha come conseguenza diretta una crescita del prezzo delle materie prime come gas, petrolio e grano. Per un Paese come l’Italia fortemente dipendente dall’estero questo è un grande problema. Lo è perché tutto diventa più caro, produrre beni diventa più caro e i prezzi dei prodotti finiti crescono.

È quello che abbiamo già visto con la bolletta energetica, ed è quello che vedremo tra qualche tempo ad esempio con la pasta o il pane.

Cosa rischiamo oggi?

Secondo le previsioni della Bce (la Banca centrale europea) la crescita italiana del 2022 dovrebbe essere del +4,1%. Nel breve periodo, la Commissione Europea prevede che l’erosione del potere d’acquisto e l’indebolimento della fiducia dei consumatori intaccheranno la crescita del Pil reale, in particolare i servizi di consumo. Tutto questo come conseguenza del caro energia. La media dell’inflazione nel 2021 è stata dell’1,9%. Si ipotizza una crescita dell’inflazione nel 2022 al 3,8%. Ma queste erano le previsioni precedenti allo scoppio della guerra, in cui si ipotizzava un ritorno alla normalità nel secondo trimestre del 2022: ora non è detto che questo accada.

Perché l’Italia non è in stagflazione

C’è però una buona notizia: non possiamo per il momento essere in stagflazione. La crescita dell’Italia dovrebbe infatti essere sostenuta dai fondi della Next EU Generation e quindi dal PNRR, che dovrebbe portare risorse nel nostro Paese e quindi far crescere il Pil. Tutto dipenderà da quanto queste risorse riusciranno a sostenere l’economia in un periodo di crescita dei prezzi. E bisognerà anche essere bravi a trovare fonti energetiche alternative. Ad esempio, il gas dall’Algeria, l’aumento delle estrazioni in Italia, l’acquisto di petrolio da altri Paesi. C’è chi addirittura prospetta il ritorno al nucleare e altri che invitano l’Unione Europea a una politica energetica comune dei Paesi membri in cui le riserve energetiche vengano messe in condivisione.

Non è detto però che il PNRR possa bastare a fare fronte a un aumento dei prezzi che potrebbe arrivare anche al 5% e oltre nell’Eurozona. La palla a quel punto rimbalzerà alla Banca Centrale Europea, che dovrà decidere se intervenire sull’inflazione, e alzare i tassi, o sulla decrescita, lasciando i tassi bassi e aiutando l’economia. La scelta sarà condizionata anche dall’andamento della guerra in Ucraina e dall’auspicabile fine del conflitto.