jet privati

La crisi ambientale che da tempo affligge l’intero pianeta, solo recentemente sta iniziando a fare sentire le proprie conseguenze sulla vita quotidiana delle persone. Ora che siamo tutti impegnati a cercare nuovi modi per risolvere “alla buona” il problema del cambiamento climatico, salta all’occhio il comportamento poco responsabile di chi non ha problemi economici e che, proprio per questo, potrebbe più semplicemente darsi “un pizzico sulla pancia” per contribuire al bene comune.

La guerra ai jet privati

Il fenomeno attaccato dall’opinione pubblica internazionale è quello dei jet privati: utilizzati anche per brevi spostamenti – la maggior parte dei quali non di natura lavorativa – producono ogni 4 ore di volo l’anidride carbonica equivalente a quella complessivamente emessa da una normale persona in un anno.

La prima parola sull’argomento è stata detta dagli influencer: negli USA, la pagina Twitter Celebrity Jets ha reso pubbliche le emissioni dei jet privati delle star, 480 volte più alte di quelle di una sola persona in un anno. Vince la competizione l’attrice e cantante Taylor Swift con più di 8.200 tonnellate di CO2 prodotte nel 2022.

Dagli Usa alla Francia

L’esperimento è stato seguito a ruota dalla Francia, con la pagina instagram l’Avion de Bernard, che si concentra sull’impronta ambientale lasciata dall’aereo di Bernard Arnault, terzo uomo più ricco del mondo e patron di Lvmh, multinazionale proprietaria di oltre 70 marchi del mondo del lusso, tra cui Louis Vuitton e Christian Dior.

E in Italia? Non siamo stati da meno. Il progetto, nato solo a giugno, si chiama Jet dei Ricchi, ed è attivo con un account su Instagram e su Twitter: nel mirino tanti vip, politici e imprenditori nostrani come Diego Della Valle, Matteo Renzi, i Ferragnez, Gianluca Vacchi, Sfera Ebbasta e Elettra Lamborghini.

La questione è talmente calda da aver infervorato gli animi anche dei politici: i francesi hanno proposto di regolamentare a livello europeo le tratte altamente inquinanti, mentre in Italia Europa Verde e Sinistra Italiana cavalcano l’onda promuovendo una campagna sui social. 

Ma quali sono i veri numeri di questo fenomeno?

Ce lo dice in un recente studio Transport&Environment (T&E), una federazione di ONG europee che si occupa di mobilità sostenibile. Le emissioni di anidride carbonica dei jet privati ​​europei sarebbero aumentate del 31% in 15 anni inquinando da 5 a 14 volte di più rispetto agli aerei commerciali e 50 volte più dei treni.

Nel traffico aereo privato d’Europa, l’Italia è al terzo posto in classica per emissioni – dopo Regno Unito e Francia – e l’aeroporto di Napoli ha registrato una crescita record, più che raddoppiando il numero di decolli privati dello scorso anno. 

Un contributo inquinante che continua a essere poco significativo rispetto a quello registrato dall’intero comparto, ma che va in ogni caso regolamentato. Come farlo? Le proposte che vengono dal web sono semplici e chiare: vietare le tratte inferiori ai 500 chilometri, tassare il kerosene o obbligare al pagamento di quote per la produzione di CO2 (entrambe imposte valide per i voli di linea) e applicare un’imposta disincentivante a ogni decollo.

di Serena Lena