Jabil

La situazione per i 420 lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise si fa sempre più critica. Con la prospettiva della chiusura definitiva entro marzo 2025 e un passato segnato da tentativi fallimentari di reindustrializzazione, gli operai, sostenuti dai sindacati, stanno optando per una strada estrema ma concreta: il “workers buyout”. Questo metodo, poco diffuso in Italia ma consolidato all’estero, prevede la creazione di una cooperativa di lavoratori per l’acquisizione del ramo d’azienda, garantendo così il mantenimento dell’occupazione e del know-how.

“Ci assumiamo il rischio per il nostro futuro,” dichiarano i lavoratori, decisi a cambiare rotta dopo una storia travagliata di cessioni a società esterne. “Vogliamo costruire una soluzione che possa essere sostenibile a lungo termine”.

Tentativi falliti e prospettive difficili

Il workers buyout è una scelta di ripiego per i dipendenti di Jabil, ma non senza ragioni: negli anni precedenti, i tentativi di cessione a società come Orefice Group e Softlab si sono rivelati disastrosi per i lavoratori, che si sono ritrovati senza lavoro o in cassa integrazione permanente. L’ultimo piano proposto da Jabil coinvolgeva la società Tme Assembly Engineering Srl, realizzata in collaborazione con Invitalia e una ditta di Portico di Caserta, ma anche questa proposta è stata fermamente respinta.

“Non possiamo accettare un destino simile a quello di tanti nostri colleghi del passato. Chiediamo trasparenza e opportunità reali”, sottolineano i delegati sindacali.

Raccolta fondi per acquistare visibilità e attirare investitori

Determinati a proseguire per una strada autonoma, i lavoratori di Jabil stanno organizzando una raccolta fondi per pubblicare appelli su testate giornalistiche nazionali e attirare imprenditori che possano essere coinvolti in modo solido nella cooperativa. Una mossa coraggiosa, che punta a dare visibilità alla loro causa e a richiamare un senso di responsabilità imprenditoriale.

Sindacati in rotta di collisione con il tavolo ministeriale

Intanto, il clima di tensione è palpabile: ieri, alcuni lavoratori hanno accusato malori in azienda a causa dello stress accumulato. La scelta di non partecipare al tavolo convocato per domani dal Ministero del Lavoro, per evitare la presenza dei rappresentanti di Tme, dimostra il livello di esasperazione raggiunto.

“Non possiamo sederci al tavolo con chi non ci garantisce trasparenza,” dichiarano i sindacati, che si augurano una soluzione condivisa e responsabile.


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