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Il divario salariale tra Mezzogiorno e Centro-Nord si conferma profondo. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat, circa una posizione lavorativa su dieci nel Sud rientra tra i low pay jobs (lpj), ovvero quelle con una retribuzione oraria inferiore ai due terzi della mediana nazionale, fissata a 7,79 euro l’ora (rispetto a una mediana di 11,69 euro/ora). Al Centro-Nord, invece, solo una posizione su venti rientra in questa fascia di bassa retribuzione.

Gli high pay jobs e l’asimmetria nella distribuzione dei salari

Lo squilibrio si accentua anche per quanto riguarda gli high pay jobs (hpj), ossia le posizioni con retribuzioni orarie superiori a una volta e mezzo la mediana nazionale (oltre 17,54 euro/ora). Quasi il 20% delle posizioni al Centro-Nord appartiene a questa categoria, mentre nel Mezzogiorno la quota scende sotto il 10%.

Le distribuzioni salariali mostrano un’asimmetria positiva in entrambe le aree, ma nel Mezzogiorno si registra una concentrazione molto più elevata nei livelli più bassi. Questo dato riflette la persistente fragilità del mercato del lavoro meridionale, caratterizzato da minore qualità occupazionale e opportunità più limitate.

Un divario che pesa sul sistema economico e sociale

Le differenze tra le due aree non riguardano solo le retribuzioni, ma incidono anche sulle prospettive economiche e di crescita. La maggiore diffusione di posizioni altamente retribuite nel Centro-Nord sottolinea un mercato del lavoro più dinamico, mentre al Sud l’elevata prevalenza di low pay jobs evidenzia la necessità di interventi mirati per ridurre le disuguaglianze territoriali.


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