Lavoro autonomo donne impresa stipendio

Dovrebbe essere tra le informazioni principali, messe in risalto con tanto di grassetto e invece degli annunci di lavoro presi a campione per l’Italia, solo il 4% riporta la retribuzione. La stessa percentuale la si ritrova in Spagna e in altri paesi la situazione è più o meno analoga. 

La ricerca a campione

È quanto emerge da una ricerca pubblicata a luglio dall’agenzia per le risorse umane Reverse che mostra come anche nelle inserzioni francesi, spagnole e tedesche la paga sia presente di rado. Il campione analizzato da Reverse comprende 200 annunci di lavoro su LinkedIn, 50 per ognuno dei quattro paesi considerati (Italia, Francia, Spagna, Germania). Si tratta di selezioni per figure con esperienza media, escludendo quindi le posizioni junior.

La nuova direttiva Ue

In Europa le donne guadagnano in media il 13% in meno degli uomini. Ma come si fa a contrastare questa disparità, se le lavoratrici non sanno quanto prendono i loro colleghi maschi per fare il loro stesso lavoro? Proprio per questo la direttiva Ue 2023/970 per la parità di retribuzione fra uomini e donne prevede il divieto del segreto salariale. Il Parlamento Europeo, il 30 Marzo scorso, ha votato a favore della direttiva che introduce le misure di trasparenza salariale.

Entro il 2026, gli Stati membri dell’Unione europea dovranno recepire la direttiva, pubblicata a maggio sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, che obbliga a comunicare la Ral prima del colloquio. Una novità che dovrebbe aiutare a combattere il ‘Gender pay gap’, ovvero la differenza di retribuzione (a parità di mansione) tra uomini e donne. La direttiva stabilisce inoltre il divieto di chiedere ai candidati informazioni sulla loro retribuzione precedente. Le aziende con più di 250 dipendenti dovranno poi presentare un report annuale e prendere provvedimenti se il gender pay gap supera il 5%. E’ valida per tutte le tipologie di lavoratori. Si applica ai dipendenti che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro. Ciò vale sia nel settore pubblico che nel privato.

La spiegazione dell’head di Reverse

Per Federica Boarini, Head of International Development di Reverse, una spiegazione può essere la tradizionale ritrosia a rendere pubblici dati come lo stipendio, unita alla carenza di profili qualificati: “Se le aziende pubblicassero un annuncio con una retribuzione non perfettamente allineata al mercato, le opportunità di trovare personale si ridurrebbero ulteriormente”.