Investimenti sostenibili ambiente nature

Il faro che indica la strada per ripristinare la natura è pronto, ma non tutti vogliono accendere la luce. In Europa, l’80% degli habitat naturali è in declino e oltre il 60% dei terreni è degradato: in un contesto in cui gli effetti della crisi climatica sono sempre più evidenti, è indiscutibile che sia necessario uno sforzo rivoluzionario per tentare di ripristinare la natura che sta collassando.

Da questa consapevolezza è nata, all’interno del Green Deal, la proposta europea della Legge per il Ripristino della Natura: una legge, con obiettivi vincolanti per gli Stati membri, che punta a ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine in modo da fermare la perdita di biodiversità.

La tutela della biodiversità

La legge prevede una serie di misure per tutelare la biodiversità e contrastare il cambiamento climatico, attraverso la promozione di pratiche agricole sostenibili e la riduzione dell’uso di pesticidi volte a garantire un futuro sostenibile per l’Europa e per il pianeta intero. L’emendamento è stato sviluppato in risposta alla crisi ambientale globale, che sta minacciando la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali, e sta causando gravi danni al nostro ecosistema. Un piano di azioni concrete promuovere la tutela dell’ambiente e la riparazione degli ecosistemi danneggiati, incentivando la creazione di nuove aree protette e la riparazione degli ecosistemi danneggiati, attraverso il ripristino di boschi, prati e zone umide.

Inoltre, è prevista l’introduzione di un nuovo sistema di monitoraggio e di reporting, per valutare l’efficacia delle iniziative di ripristino della natura e apportare eventuali modifiche in base ai risultati ottenuti.

L’obiettivo specifico è quello di proteggere almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030 con misure di ripristino della natura e successivamente estendere la legge a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Questo comporta, tra le altre cose, la riduzione di pesticidi chimici del 50% entro il 2030, l’aumento delle aree protette, sforzi per salvare gli impollinatori, garantire la preservazione degli spazi verdi urbani ed aumentarli del 5% entro il 2050, oltre a “un minimo del 10% di copertura arborea in ogni città”.

La legge è necessaria per proteggere anche gli ecosistemi italiani, con il 68% a rischio e oltre 1200 km2 di suolo persi negli ultimi 15 anni. L’89% degli habitat italiani è in cattivo stato di conservazione, i mari sono problematici e la biodiversità è minacciata da attività come agricoltura, turismo e sviluppo residenziale.

La disposizione è stata elaborata sulla base dell’esperienza maturata in diversi Paesi europei, con i quali è auspicabile una maggiore collaborazione in termini di condivisione delle buone pratiche, per garantire un’azione coordinata e più efficace.

Le reazioni alla nuova legge

La legge è stata accolta positivamente da molte organizzazioni ambientaliste, che la considerano un passo importante in grado di proteggere molte specie animali e vegetali a rischio di estinzione e di riparare gli ecosistemi danneggiati dall’azione umana.

Tuttavia, alcune organizzazioni agricole e industriali hanno espresso preoccupazione per i possibili impatti economici delle nuove misure e hanno chiesto maggiori garanzie per la tutela dei loro interessi. Secondo queste organizzazioni, la nuova legge potrebbe causare una riduzione della produzione agricola e industriale, con conseguenze negative per l’economia europea.

Il bivio

La legge però ora è a un bivio: domani 11 luglio gli eurodeputati si riuniranno per discuterla e valutare ulteriori emendamenti e il 12 luglio si andrà al voto in un contesto che vede da una parte diverse realtà politiche e ambientaliste favorevoli a una legge fortemente promossa dal vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans e da centinaia di associazioni ambientaliste, e dall’altra contrastata dalle destre europee, che temono pesanti ricadute su agricoltori e pescatori.

di Serena Lena