Il dibattito sul futuro energetico dell’Italia si intensifica, con posizioni divergenti tra il Governo e la popolazione. Mentre il Governo Meloni pianifica un mix elettrico che include una quota di nucleare del 11% al 22% entro il 2050, gran parte degli italiani esprime una netta opposizione a questa prospettiva. Secondo un sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, CONOU e Editoriale Nuova Ecologia, presentato alla prima giornata dell’XI edizione dell’Ecoforum nazionale, il 75% degli italiani ritiene che il nucleare non sia una soluzione attuabile per l’Italia, considerandolo troppo pericoloso e poco conveniente. Solo il 25% sostiene l’idea di un ritorno al nucleare, dato il contesto complesso attuale.
I risultati del sondaggio rivelano che per la maggioranza dei cittadini, l’Italia deve intensificare gli sforzi su fonti rinnovabili, economia circolare e lotta alla crisi climatica. Le energie pulite e l’economia circolare sono percepite come catalizzatori di nuovi green jobs, con oltre il 50% degli intervistati che prevede un aumento in questo settore. Tra le priorità indicate, il 54% ritiene che il Governo debba incentivare la produzione e l’impiego di energie rinnovabili, mentre il 38% sottolinea la necessità di semplificare il processo autorizzativo per gli impianti di energie rinnovabili e lo sviluppo dell’economia circolare.
La crescente preoccupazione per la crisi climatica è evidente tra i cittadini italiani, con il 61% che attribuisce l’aumento dei disastri naturali ai cambiamenti climatici. Inoltre, il 45% degli intervistati osserva un impatto diretto dei cambiamenti climatici sul costo della vita, mentre il 44% evidenzia un aumento dei costi dei prodotti alimentari e il 29% segnala un incremento di malattie croniche, allergie e intolleranze.
L’impegno nella lotta contro la crisi climatica, secondo il sondaggio, dovrebbe essere guidato principalmente dai governi nazionali, indicati dal 72% degli intervistati come i principali responsabili. Seguono aziende e consorzi (42%), amministrazioni locali (39%), cittadini e consumatori (35%) e i media (20%).
Questi dati sono stati presentati all’attenzione del ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin durante l’Ecoforum, una conferenza nazionale sull’economia circolare. Legambiente e Kyoto Club, organizzatori dell’evento insieme a Nuova Ecologia, Conai e CONOU, hanno espresso forti critiche alla proposta del governo di reintrodurre il nucleare, sostenendo che l’Italia dovrebbe invece puntare decisamente sulle energie rinnovabili e sull’economia circolare. Le associazioni promuovono un approccio che coinvolga tre interventi urgenti: accompagnare la realizzazione degli impianti necessari per la rivoluzione circolare del Paese, sostenere lo sviluppo di filiere e settori strategici come tessile e materie prime critiche, e consolidare i principi della gestione dei rifiuti basati sulla gerarchia delle 4R (Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero).
In particolare, il settore dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) è considerato una “miniera urbana” per il recupero di materie prime come plastica, vetro e metalli. Dal riciclo di 1.000 tonnellate di RAEE, si possono recuperare circa 900 tonnellate di materiali utili. Il settore tessile, secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), è stato una delle principali fonti di degrado ambientale nel 2020, richiedendo ingenti risorse idriche e materiali.
In questo contesto, il Critical Raw Materials Act della Commissione Ue, emanato nel marzo 2023, mira a ridurre la dipendenza dell’Europa da Paesi terzi per le materie prime critiche, stabilendo obiettivi di autosufficienza per l’estrazione, raffinazione e riciclo entro il 2030. Questo quadro legislativo è essenziale per garantire filiere industriali più resilienti e sostenibili.
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