Patto anti inflazione carrello tricolore

Sono passati pochi giorni dal lancio del c.d. “carrello tricolore”, l’iniziativa promossa da alcune delle principali catene della grande distribuzione per contenere l’aumento dei prezzi a causa dell’inflazione. Il progetto, presentato ufficialmente la scorsa settimana, punta a mantenere bassi i listini di una selezione di prodotti alimentari di marca grazie a sconti e offerte promozionali pluriennali concertate direttamente con i fornitori.

Le aziende aderenti

Tra le catene di GDO più note che aderiscono al cosiddetto carrello tricolore troviamo Esselunga, Conad, Carrefour, Pam, Lidl, Tigre, Famila e Decò per un totale di circa 23mila punti vendita: un’adesione importante che va ad interessare circa 2/3 delle vendite al dettaglio di beni alimentari nel nostro Paese. Fin da subito si è parlato di un’iniziativa “storica”, chiamata a fare da argine alla crescita esponenziale dell’inflazione, stimata attorno all’8% dall’Istat a settembre. Tuttavia, le aspettative vanno valutate attendendo i dati dei prossimi mesi.

I risultati

I primi riscontri sul carrello reale sembrerebbero confermare i segnali positivi enfatizzati dalla grande distribuzione. Monitorando i prezzi praticati alla clientela per i prodotti coinvolti nel patto (ancora pochi), gli esperti rilevano cali medi tra lo 0,3% e l’1,5% rispetto all’ultimo periodo pre-accordo, tanto per i brand leader di mercato quanto per quelli meno noti. Un impatto ancora contenuto ma comunque migliorativo.

Le critiche

Non mancano però le voci critiche. Secondo alcuni, l’effetto reale potrebbe rivelarsi inferiore alle attese, dato il carattere pilota di un’intesa che coinvolge un numero limitato di referenze tra i milioni presenti sugli scaffali. Inoltre, permangono elementi di incertezza sui prossimi rinnovi contrattuali con l’industria alimentare, nonché sull’andamento delle materie prime e dei costi energetici, fattori chiave del contesto inflazionistico.

Alcuni osservatori lamentano anche poca chiarezza comunicativa sui meccanismi negoziali tra i partner, nonché sulle modalità di monitoraggio periodico dei prezzi e verifica degli impegni assunti. Questo potrebbe rendere difficile valutare concretamente nel tempo gli impatti dell’iniziativa. Inoltre, dal patto sono escluse le private label a marchio commerciale, che potrebbero però beneficiare di un effetto trascinamento verso il basso dei prezzi.

In ogni caso, la grande prova per il “carrello tricolore” sarà nei prossimi mesi. Solo un attento monitoraggio potrà stabilire se l’intesa riuscirà davvero a fare da argine all’inflazione, soprattutto qualora quest’ultima dovesse subire imprevisti aggravamenti. In tale scenario, la sfida del patto anti-rincari diverrebbe ancor più complessa.

di Serena Lena