spreco alimentare, cibo

Oltre 7 miliardi di euro, +15 per cento sul 2020.

Sono i numeri dello spreco alimentare diffusi oggi durante la prima edizione del Forum della ristorazione. L’occasione, a Baronissi, per convocare associazioni, imprese e istituzioni e convincerle a lavorare insieme sul tema della conversione ecologica. L’equazione è immediata: maggiore spreco di cibo significa più rifiuti, e più energia e ambiente consumati per smaltirli.

Ristoranti, agriturismi, mense, sale per cerimonie.

Sono queste le aziende chiamate a raccolta dal forum promosso da Legambiente Campania e Contital, impresa casertana che si occupa di contenitori e confezionamenti per il cibo. Nelle intenzioni degli organizzatori c’è infatti l’adesione all’iniziativa più ampia denominata «Meno spreco più riciclo». Le attività aderenti potranno fregiarsi di un bollino di qualità, in modo da segnalare ai cittadini l’utilizzo di particolari vaschette in alluminio prodotte a partire da materiale riciclato. Queste ultime una volta usate possono essere conferite in differenziata ed essere nuovamente riciclate. In questo modo si prevede un risparmiodel 95 per cento dell’energia necessaria per produrre alluminio da fonti estrattive.

I numeri dello spreco.

Secondo i dati del rapporto internazionale Waste Watcher, lo scorso anno nel nostro Paese abbiamo gettato una media di 595,3 grammi di cibo pro capite a settimana. Il totale, che corrisponde a 30 mila 956 chilogrammi di cibo l’anno per persona, rappresenta un aumento del 15 per cento rispetto all’anno prima. Un dato che è ancora peggiore al Sud Italia: +18 per cento, e corrisponde a un totale di quasi 2 milioni di tonnellate di cibo all’anno. In pratica 7 miliardi 370 milioni di euro che gli italiani mandano in fumo per disattenzione a casa propria.