Il rapporto “Comuni Rinnovabili 2024” presentato da Legambiente evidenzia come le installazioni di fonti rinnovabili in Italia abbiano fatto registrare nel 2023 una crescita importante rispetto agli anni passati, con 5,79 GW di nuova potenza installata. Si tratta di un incremento positivo del 9,6% sul 2022, che segna finalmente un’inversione di tendenza dopo anni di installazioni insufficienti.
A trainare la crescita nel 2023 è soprattutto il fotovoltaico, con oltre 5 GW di nuovi impianti, realizzati prevalentemente da residenti per abbattere i costi delle bollette. Boom anche di piccoli Comuni che si dotano di pannelli solari. Più contenute ma comunque in aumento le installazioni di eolico (+487 MW) e idroelettrico.
Il Sud Italia
Se è vero che ormai quasi tutti i comuni italiani, 7.891 su 7.896, hanno almeno un impianto a fonte rinnovabile installato sul proprio territorio, è altrettanto vero che le installazioni si concentrano soprattutto nelle Regioni del Nord.
La maggior parte dell’energia prodotta da fotovoltaico, ad esempio, proviene da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, che da sole rappresentano oltre il 50% della potenza complessiva installata in Italia in questo settore. Anche per l’eolico i numeri più rilevanti si registrano in Regioni come Puglia, Basilicata e Sardegna, ma il divario con le altre aree del Paese rimane ampio.
Questo preoccupante divario trova spiegazione in diversi fattori. In primo luogo, gli investimenti nelle rinnovabili da parte delle grandi aziende energetiche si sono concentrati maggiormente nel Centro-Nord Italia, aree dove la redditività degli impianti risulta superiore. In secondo luogo, burocrazia e lentezza amministrativa hanno spesso frenato lo sviluppo delle rinnovabili al Sud.
Molte Regioni meridionali, pur avendo grandi potenzialità soprattutto per solare ed eolico grazie a radiazione e venti abbondanti, non si sono dimostrate adeguatamente proattive nel favorire questo sviluppo. La Sicilia è forse il caso più eclatante, avendo di fatto bloccato qualsiasi autorizzazione per nuovi grandi impianti eolici dopo il 2010.
I segnali di cambiamento nel Mezzogiorno
Nonostante le criticità, negli ultimi anni si assiste a una maggiore attivazione delle regioni del Sud. In Puglia è esploso il numero di parchi eolici autorizzati, la Basilicata punta sulla geotermia, la Campania su incentivi al fotovoltaico. Anche Sicilia e Sardegna, seppur con alti e bassi, stanno cercando di recuperare il ritardo. Questi segnali fanno ben sperare, ma serve un’accelerazione decisa per colmare il gap.
Le difficoltà e le proposte
Tuttavia, nonostante questi progressi, il ritmo di diffusione delle rinnovabili nel nostro Paese rimane ancora troppo lento per poter conseguire gli obiettivi climatici europei fissati al 2030. Secondo le stime di Legambiente, al ritmo attuale l’Italia raggiungerebbe l’85% degli obiettivi solo nel 2036 e il 100% solo nel 2046, con ben 16 anni di ritardo. La lentezza nelle autorizzazioni e nella pianificazione degli impianti, oltre alle difficoltà burocratiche, rimangono gli ostacoli principali allo sviluppo delle rinnovabili in Italia.
Legambiente avanza quindi alcune proposte al governo per sbloccare la situazione: tra queste, una cabina di regia nazionale e regionale, procedure più veloci ma partecipate, aree idonee da definire rapidamente, obblighi per gli impianti su coperture e aree dismesse, piano nazionale da almeno 90 GW al 2030. È inoltre necessario vietare con una norma esplicita le moratorie contro le rinnovabili da parte di Regioni e Comuni, che spesso rallentano la transizione energetica. L’Italia ha tutte le potenzialità per diventare leader europeo, ma serve accelerare con urgenza per approfittare dell’onda lunga della crescita iniziata nel 2021.
di Serena Lena
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