Reddito di cittadinanza giorgia meloni

Il Reddito di cittadinanza non sarà a vita ma sarà rinnovabile per periodi sempre più brevi e con un assegno a scalare. Inoltre chi rifiuterà anche una sola offerta di lavoro perderà il sussidio. Sono queste le misure allo studio del governo per modificare il Reddito di cittadinanza. Abbandonata l’idea di eliminarlo del tutto, considerata la crisi attuale, almeno per coloro che sono occupabili il governo a guida Meloni vuole prevedere misure diverse e soprattutto non a vita.

Le idee al vaglio del Governo

Si immagina un percorso simile alla Naspi, l’indennità di disoccupazione, che col tempo va a scalare. Ecco l’idea sul tavolo della discussione. L’ipotesi è di prevedere un importo pieno per i primi 18 mesi. Se dopo questo periodo la persona non ha trovato un lavoro, scatta una sospensione con l’inserimento per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro. Se al termine di questo percorso la persona ancora non ha lavoro, scatta una nuova assegnazione del Reddito ma con una decurtazione del 25% e con una durata limitata ad altri 12 mesi.

Durante questo periodo la persona continua la fase di formazione. Al termine, in assenza di lavoro, scatta una sospensione di sei mesi del sussidio e passati i quali la persona potrà chiedere per l’ultima volta il Rdc, per soli altri sei mesi, con un importo decurtato di un altro 25%: la metà di quanto percepito all’inizio.

Il Reddito a tempo ‘detarminato’

Un periodo che in totale si estende per 48 mesi (4 anni). Non solo. La riforma potrebbe prevedere che si decade dal diritto al reddito anche rifiutando una sola offerta congrua di lavoro. Attualmente in Italia ci sono 1,6 milioni di famiglie (per 3,6 milioni di persone) che incassano il Reddito e quelli nel mirino del governo sono i cosiddetti occupabili pari a oltre 900mila persone (di questi più di 100mila lavorano ma prendono il Reddito a causa di una paga molto bassa).

All’attenzione del governo anche la questione dei controlli per evitare le truffe, che purtroppo non sono mancate. L’idea in tal senso è di togliere la gestione all’Inps e di affidarla ai Comuni che conoscono meglio le reali situazioni di povertà. Il messaggio del governo è che il reddito non può essere un sussidio a vita. L’obiettivo è anche reperire risorse dagli 8 miliardi di spesa annua previsti per dirottarle sui capitoli della previdenza.

di M. Alt.