La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo sull’Autonomia Differenziata, una decisione che chiude, almeno temporaneamente, un acceso dibattito politico e istituzionale. La richiesta referendaria, che mirava a cancellare integralmente la legge n. 86 del 2024, è stata respinta dai giudici costituzionali poiché il quesito presentava criticità tali da compromettere una decisione consapevole da parte dell’elettorato. “Oggetto e finalità del quesito non risultano chiari,” ha sottolineato la Consulta, evidenziando che ciò avrebbe alterato la funzione stessa del referendum.
Secondo quanto reso noto, la richiesta avrebbe introdotto una scelta sull’autonomia differenziata e, in ultima analisi, sul terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Un tema che, come precisato dalla Corte, non può essere oggetto di un referendum abrogativo, ma richiede necessariamente una revisione costituzionale. La sentenza definitiva sarà depositata nei prossimi giorni, ma il messaggio della Consulta è chiaro: una riforma di tale portata deve seguire un iter legislativo più strutturato.
Gli altri referendum ammessi
Parallelamente, la Corte ha valutato l’ammissibilità di altri cinque quesiti referendari, legati a temi rilevanti come cittadinanza, contratti di lavoro e responsabilità nelle attività di appalto. Sono stati dichiarati ammissibili, ad esempio, il quesito che mira a dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza richiesto per la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri maggiorenni extracomunitari e quello che interviene sulle tutele crescenti nel contratto di lavoro.
Questi quesiti, secondo la Corte, rientrano nei parametri dell’ordinamento costituzionale, non toccando materie escluse dall’istituto referendario. Le sentenze dettagliate saranno rese disponibili nei prossimi giorni.
Le reazioni politiche
Tra i primi a commentare la decisione, Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, ha invitato a seguire le indicazioni della Consulta per correggere la legge sull’Autonomia Differenziata. “L’iter si accorcia. Ora il Parlamento può intervenire recependo i rilievi indicati dai giudici,” ha dichiarato Balboni, sottolineando come la sentenza delinei un percorso chiaro per risolvere le criticità legislative emerse.
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