Pensionati, pensionamento

All’orizzonte si profila una nuova stretta per il pensionamento anticipato. Le ipotesi allo studio in vista della manovra potrebbero portare a un allungamento dei tempi per chi desidera uscire dal mondo del lavoro prima del raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria. In particolare, si sta valutando l’estensione della cosiddetta “finestra mobile”, ossia il tempo che intercorre tra la maturazione del diritto alla pensione e il momento in cui si può effettivamente riscuotere l’assegno.

Oggi, per accedere alla pensione anticipata è necessario avere 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) e attendere una finestra mobile di tre mesi. L’ipotesi in discussione prevede di allungare questa finestra a 6-7 mesi, portando così il tempo totale di lavoro a 43 anni e 4 mesi (42 anni e 4 mesi per le donne) o addirittura a 43 anni e 5 mesi nel caso di un’estensione a 7 mesi. Questa misura mira a ristabilire l’equilibrio con la Quota 103, che prevede l’uscita a 62 anni di età e 41 anni di contributi, diventata meno accessibile con l’allungamento delle finestre e meno conveniente a causa del ricalcolo contributivo che ha ridotto l’ammontare degli assegni pensionistici per molti lavoratori.

Il tema pensioni si inserisce in un contesto più ampio di discussioni sulla legge di bilancio, che vedrà il governo impegnato in un vertice cruciale venerdì, con la premier Giorgia Meloni e i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani pronti a confrontarsi. Tra le priorità della manovra ci sono il mantenimento del taglio del cuneo fiscale per il 2025, l’abbassamento della pressione fiscale attraverso la riforma dell’Irpef e l’introduzione di agevolazioni per le madri lavoratrici e incentivi per chi assume.

Sebbene l’introduzione del ricalcolo contributivo anche per le pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi sia considerata remota, non è del tutto esclusa. Tale misura consentirebbe significativi risparmi per le casse dello Stato, ma risulterebbe difficile da accettare sia per la maggioranza politica attuale sia per i sindacati.

Parallelamente, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) è impegnato in una ricerca a tutto campo delle risorse necessarie per finanziare la manovra, puntando a raccogliere circa 25 miliardi di euro. Tra le strategie in esame vi è la revisione delle tax expenditure, ovvero delle agevolazioni fiscali, che attualmente ammontano a 626 voci a livello nazionale (740 se si considerano anche quelle locali). Queste agevolazioni, spesso caratterizzate da dati incompleti su oneri e beneficiari, generano una perdita di gettito pari al 4% del PIL.

L’Ufficio Valutazione Impatto del Senato ha evidenziato la necessità di semplificare questo sistema complesso, suggerendo di focalizzare l’attenzione sulle spese con elevati importi pro capite e basso numero di beneficiari, oltre che su quelle con frequenze elevate ma valori per beneficiario poco significativi. Questo intervento potrebbe aiutare a liberare risorse preziose per finanziare altre misure della manovra.


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