Accordo sul grano

A luglio 2022 Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite hanno firmato un accordo per sbloccare l’esportazione di cereali ucraini attraverso il Mar Nero. L’Ucraina è infatti uno dei principali esportatori mondiali di grano, ma l’invasione russa e il blocco dei porti avevano interrotto i rifornimenti, con gravi conseguenze sulla sicurezza alimentare globale. L’intesa prevedeva la creazione di corridoi sicuri nel Mar Nero per permettere la partenza delle navi cargo da Odessa e altri porti ucraini; in cambio, le sanzioni occidentali su alcuni prodotti agricoli e fertilizzanti russi sarebbero state revocate. 

Il ritiro unilaterale della Russia

Alla scadenza dell’accordo, prima prevista per il 18 novembre scorso e poi prorogata al 18 marzo, la Russia ha annunciato di volersi ritirare dall’intesa, accusando l’Ucraina di aver sfruttato i corridoi del grano per un attacco con droni alla flotta russa in Crimea, accuse che sono state prontamente respinte dalle autorità ucraine, che le hanno definite false e prive di fondamento.

Preoccupazione internazionale e la promessa russa

La decisione russa ha destato forte preoccupazione nella comunità internazionale, con l’ONU che ha messo in guardia dal rischio di una crisi alimentare globale che colpirebbe soprattutto Paesi come quelli africani, fortemente dipendenti dalle forniture di grano russo e ucraino. 

Il portavoce del Cremlino Peskov ha, tuttavia, confermato la volontà russa di mantenere i contatti con i partner africani e di discutere delle forniture di grano durante il prossimo forum Russia-Africa in programma il 27-28 luglio a San Pietroburgo. Già a maggio Putin aveva affermato che la Russia avrebbe fornito ai paesi africani aiuti senza alcun costo aggiuntivo qualora l’accordo non fosse stato prorogato per altri due mesi. Ora che l’accordo è scaduto, la promessa della Russia può essere verificata.

La denuncia di Oxfam sulla destinazione del grano

Secondo un’analisi dell’ONG Oxfam, però, però l’80% del grano esportato grazie all’accordo è andato a Paesi ricchi, mentre solo il 3% agli Stati più poveri e vulnerabili. 

«L’accordo che ha consentito di riprendere le esportazioni di cereali dall’Ucraina ha certamente contribuito a contenere l’impennata dei prezzi alimentari – aumentati comunque del 14% a livello globale nel 2022 – ma non ha rappresentato la soluzione alla fame globale che oggi colpisce almeno 122 milioni di persone in più rispetto al 2019» ha detto Francesco Petrelli, policy advisor sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia.

La Russia potrebbe quindi pensare di utilizzare il canale delle forniture di grano ai Paesi africani come strumento diplomatico per controbilanciare la sospensione dell’accordo internazionale e migliorare la sua immagine sulla scena globale.