Mariolina Castellone Movimento Cinque Stelle

La questione relativa alle Autonomie regionali va avanti e preoccupa non poco i governatori del Sud che temono per i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) garantiti dalla Costituzione. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il leghista Calderoli, tira dritto ma gli altri partiti di governo sanno che non gli possono lasciare carta bianca per non perdere consenso e credibilità nel Mezzogiorno. L’Italia cresce se corre anche il Sud. Sul tema Autonomie abbiamo chiesto un commento alla senatrice del Movimento 5 Stelle Mariolina Castellone.


Senatrice secondo lei questa riforma potrà contenere impulsi positivi pure per il Mezzogiorno?

“In nessun modo. Già la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha dato maggiori poteri alle Regioni su diverse materie tra cui la sanità, ha acuito le differenze. Con le Autonomie sarà anche peggio. Tutti i cittadini devono poter usufruire degli stessi servizi. L’Italia deve restare unita”.

I governatori del Sud puntano l’attenzione sui Lep. Dicono che senza la loro definizione si spacca il Paese. È d’accordo?

“Assolutamente sì. Ma i Lep vanno anche garantiti, non solo definiti e secondo Svimez servono circa 100 miliardi di euro per garantire i Lep. È evidente che con una riforma a costo zero, come la legge Calderoli, si punta a cristallizzare i divari, e non a ridurli come previsto invece nel PNRR. Perciò questa legge è anacronistica”.


Di recente pure il servizio bilancio del Senato ha espresso qualche perplessità. Ritiene fondati anche i dubbi dei tecnici di Palazzo Madama?

“I tecnici del Senato guardano i dati e ciò che hanno evidenziato è in linea con quanto hanno espresso i loro colleghi della Commissione Ue. Non si capisce come si possano garantire i Lep con una riforma a costo zero. Inoltre, permettendo alle Regioni di trattenere il proprio gettito fiscale, si ridurranno le entrate nelle casse dello Stato. Proprio per approfondire i profili finanziari di questo scellerato progetto ho chiesto un’indagine conoscitiva nella commissione Bilancio del Senato. Incassando in un primo momento anche l’appoggio di parte della maggioranza (FdI e FI) che poi però ha cambiato posizione”.

Immaginiamo l’Italia tra 10 anni: su infrastrutture, scuole e sanità che Paese sarà se passa l’Autonomia regionale?

“Questa è una riforma spacca Italia. Così come oggi abbiamo servizi diversi da regione a regione legati alla sanità, avremo differenze in molte altre materie. Sono 23 per la precisione, dalle quali derivano 500 funzioni come ha specificato Calderoli. Materie che dovrebbero a mio avviso avere una dimensione addirittura europea, e di certo non regionale. Penso ad esempio all’energia o alla ricerca aerospaziale!”.

Ritiene fondamentale che la riforma sia discussa in parlamento?

È già in Parlamento tra il silenzio generale di molti media e degli alleati di governo della Lega. Ma il Parlamento ha un ruolo decorativo in questo percorso visto che ad occuparsi di LEP è una cabina di regia di nomina del Ministro. La Presidente Meloni chiuse la campagna elettorale a Napoli promettendo di non spaccare il Paese. E i cittadini questa legge non la vogliono. Il Movimento 5 Stelle è fermamente contrario ed ha appoggiato la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare sugli articoli 116 e 117 della Costituzione. Sono state raccolte oltre 100mila firme ed abbiamo già chiesto di discutere anche questa legge in Senato perché ogni parlamentare dica chiaramente ai cittadini da che parte sta”.


Quando ci sarà il voto, secondo lei i parlamentari si esprimeranno in base alla loro provenienza geografica o politica?

“Mi auguro che i parlamentari votino secondo coscienza e responsabilità e non per ordine di partito. Quello che è indispensabile è però che i cittadini sappiano di cosa stiamo parlando e cosa fanno i loro rappresentanti eletti in parlamento. Ecco perché sosteniamo la legge di iniziativa popolare e l’indagine conoscitiva in senato. Non si tratta di una legge qualunque che poi si può cambiare. Si tratta di una modifica permanente ed irreversibile del nostro assetto costituzionale”.

intervista di M.Alt