Concessioni balneari

Il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità la modifica delle concessioni balneari, tassello mancante di quella riforma della concorrenza a cui sono legati i fondi del PNRR. Un argomento spinosissimo sintetizzato in un testo agile, pochi articoli volutamente vaghi. Fino all’ultimo i ministri sono rimasti all’oscuro del testo, due pagine fitte, che da un lato fissano per legge la fine del regime di proroga al 31 dicembre 2023 e dall’altro danno indicazioni piuttosto dettagliate sui criteri per le gare.

Il governo non fa altro, quindi, che confermare la sentenza del Consiglio di Stato del 20 ottobre che boccia la proroga di quindici anni, fino al 2033, stabilita dal governo Conte I, in quanto non compatibile con la direttiva europea Bolkestein e con le due procedure di infrazione incassate dall’Italia per la sua ripetuta violazione. L’Europa ha più volte rimbrottato l’Italia per proroghe troppo lunghe che metterebbero a rischio il principio di concorrenza.

I punti salienti del ddl Concorrenza

Concessioni assegnate tramite gara dal 2024, ma anche tutela degli investimenti fatti, considerazione per gli imprenditori che nei cinque anni precedenti hanno utilizzato lo stabilimento come principale fonte di reddito e massima partecipazione di microimprese, piccole imprese ed enti del terzo settore. Adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate, ma anche un giusto rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio per tutti, anche per i disabili. E l’accesso al mare gratuito garantito a tutti con la previsione di una costante presenza di varchi. Questi, alcuni dei punti salienti degli emendamenti al ddl Concorrenza.

Il disegno di legge

Nel testo è previsto anche un disegno di legge che prevede una delega al governo per l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni. Ed è proprio in questi sei mesi che si giocherà la partita più importante. Tra i principi dei decreti legislativi, si legge nella bozza, ci sono inoltre l’affidamento delle concessioni nel rispetto dei principi di imparzialità, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità, da avviare con bando di gara almeno dodici mesi prima della loro scadenza. Si dovrà poi assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema.

Le divisioni dei partiti

“Questo il primo atto di un esproprio ai danni di trentamila imprese balneari che avrà durissime conseguenze economiche e sociali”. Così commenta il presidente Giorgia Meloni (FdI). “Il provvedimento di oggi non c’entra nulla con l’entità dei canoni, il costo di un lettino o la cementificazione delle coste. È soltanto un vergognoso regalo alle multinazionali straniere, che colpisce migliaia di imprese italiane che hanno investito”.

La maggioranza si trova adesso molto divisa: da un lato Lega e Forza Italia favorevoli sì ad una riforma complessiva ma senza penalizzare tutte quelle aziende che finora hanno speso e usufruito degli spazi sul demanio pubblico. Il Movimento Cinque Stelle felice di arrivare al più presto alle gare pubbliche e il Pd che invita ad affrontare la questione senza guerre ideologiche.

La polemica delle associazioni

“Siamo sotto attacco, Palazzo Chigi sta mettendo in liquidazione le spiagge italiane”, tuona il presidente di Assobalneari, Fabrizio Licordari. Il Comitato dei balneari italiani annuncia una manifestazione nazionale il 22 febbraio a Bologna: “Faremo una dura battaglia in tutte le sedi istituzionali, non permetteremo che siano svendute le nostre imprese alle multinazionali del settore”.

Le concessioni balneari sono sotto accusa dal 2009

Il sistema italiano delle concessioni balneari è sotto accusa dal 2009: nel 2016 l’Italia è stata condannata per il mancato rispetto delle norme Ue e due anni dopo il governo Conte ha ulteriormente prorogato le autorizzazioni vigenti fino al 2033. La questione ha creato anche alcuni problemi nella presentazione del Recovery plan: le spiagge non sono mai nominate ed è dovuto intervenire Mario Draghi che ha garantito personalmente con la commissaria Ursula von der Leyern che ci sarà un intervento del governo.

Saranno, dunque, i prossimi sei mesi, ad essere decisivi per i servizi turistici balneari. Un settore chiave, e anche molto ambito, dell’economia italiana.