Con il rincaro dei prezzi al consumo, gli italiani sono costretti a fare un taglio degli acquisti per la spesa quotidiana. Tra le cause, non solo la crisi Ucraina, ma anche il cambiamento climatico. I prezzi dei prodotti alimentari aumentano del 10,2% nell’ultimo anno.
I carrelli degli italiani sono sempre più vuoti. A causa dei forti rincari dei principali beni alimentari, gli italiani sono stati costretti ad un taglio della lista della spesa del 3,2%, continuando tuttavia a spendere il 3,6% in più. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti realizzata sui dati Istat relativi al commercio al dettaglio.
Generi alimentari
L’aumento dei prezzi è generalizzato, e coinvolge in primis frutta e verdura, da sempre considerati generi “economici”, che sono aumentati nell’ultimo anno del 9,7%, determinando un più che proporzionale (-11%) taglio sulle spese. Conosciuto e rilevante è l’aumento del costo del grano (+50%) strettamente correlato all’ interruzione delle esportazioni dovute al blocco russo sui porti ucraini ed alle politiche protezionistiche adottate da altri grandi produttori di grano e cereali come l’India allo scopo di mantenere la sicurezza alimentare interna.
Ancora maggiore e preoccupante è il rincaro del riso, il cui prezzo – sebbene resti sotto controllo – è più che duplicato nell’ultimo anno: un alimento che poteva essere succedaneo al grano in considerazione del procrastinarsi del conflitto e che ha risentito in particolare della siccità, con un concreto rischio di crollo della produzione.
Costi di produzione
Ma l’agroalimentare italiano è penalizzato anche dall’aumento dei costi di produzione, con una crescita esponenziale dei prezzi dei concimi (+170%), seguita da quella del gasolio per le macchine da lavoro (+129%) e dei mangimi per il bestiame (+90%).
Famiglie e imprese
Una situazione che mette a dura prova le famiglie economicamente più deboli, ma anche l’intera filiera agroalimentare, uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy, che vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, impiegando 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.
di Serena Lena